Ciò che ci viene proposto dagli Elvira Madigan è un breve viaggio in quello che sarebbe il “villaggio turistico perfetto” per centinaia di gruppi rock/metal, scrittori e registi (e sacerdotesse Wicca), ovvero la sempreverde Salem. Concept artisticamente ambizioso quindi che si dispiega in 15 brani, alcuni brevi alcuni decisamente più prolissi, che alternano interludi strumentali a brani evocativi e soft ad altri prettamente black metal, molto melodici sì, ma sempre black metal (molto alla Cradle of Filth per intenderci).
Quindi la proposta risulta essere a tratti molto personale ma spesso, soprattutto nei brani black oriented, risulta essere purtroppo una scopiazzatura della creatura di Dani (che personalmente proprio non sopporto).
Il disco si apre con una breve intro per poi lasciare subito spazio ad una breve strumentale intitolata “Orroborros & The Pilgrim” la quale risulta essere molto melodica e suggestiva. La prima cosa che subito risalta è la produzione orribile grazie alla quale, tutti i suoni bassi (vedi chitarra ritmica, basso e batteria) sembrano quasi esser lì lì per esplodere, quasi come se fossero compressi all’inverosimile. Peccato davvero, soprattutto perchè questo “Witches – Salem” non è un capolavoro, e quindi ne risente davvero tanto.
In “Lilliannah – Demonologi For Domda” i nostri sfornano la propria dedizione verso i Cradle of Filth riuscendo però, almeno in questo brano, a mostrare una propria personalità grazie soprattutto ai break melodici davvero ottimamente composti. Quindi fra vari interludi, alcuni davvero degni di nota, e momenti più pesanti (direi abbastanza rari), quest’album risulta essere parecchio omogeneo e, in generale, rovinato da una pessima produzione.
Fra tutti i brani spicca il commovente “Kvinnorovet”, farcito da chitarre acustiche, tastiere e arricchito da un cantato che calza a pennello con la sua struttura musicale, dimostrandoci che i nostri hanno davvero buon gusto. Ottima è anche la lunga composizione strumentale “Ritual (Varsel Del 1)” che continua a dimostrarci l’attitudine che gli Elvira Madigan dimostrano verso composizioni rilassate e d’atmosfera (molto lontane dal metal).

In definitiva è un disco un po’ difficile da digerire a causa della monotonia delle composizioni in esso comprese, vuoi perchè abbastanza lontano dal metal, vuoi per la struttura intera dell’album e vuoi anche per la produziona insopportabile.
P.S. Nota di merito va alla streghetta superfiga in copertina!

Eugenio Morra

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