Seconda fatica discografica del chitarrista inglese Edward Box che ci propone un album completamente strumentale e letteralmente dominato dalla chitarra elettrica. Nulla da obiettare sull’ottima tecnica e nell’interpretazione dei brani da parte del virtuoso chitarrista britannico, i brani, grazie anche agli azzeccati arrangiamenti, sono piacevoli da ascoltare; elemento negativo di questo album è proprio il songwriting che risulta banale e poco ispirato: il suono dà sempre l’impressione del già sentito e, a parte alcuni, sebbene pochi e mal distribuiti, spunti interessanti, non riesce a trasmettere emozioni, risultando addirittura freddo ed in alcuni punti noioso.
La proposta musicale di Box è una miscela delle varie tecniche dei grandi Guitar Heroes, con particolare attenzione allo stile di Satriani e Petrucci. Unica nota positiva è che il nostro eroe non eccede nella ricerca di impossibili e assurdi assoli alla velocità della luce, calandosi a capo fitto nella creazione di note lunghe e molto fluide grazie anche all’ausilio di effetti e distorsioni. Durante l’esecuzione di “Hourglass”, “Downstream” e “Big Screen Love Theme”, i brani più lenti e riflessivi contenuti nell’album, l’ascoltatore è cullato dai dolci ed accattivanti arpeggi e accordi di chitarra acustica.
Tra i pezzi più energici spicca solamente “Jack In The Box”, brano che stupisce grazie ai riff potenti di chitarra ed ad un ritmo scatenato di batteria, per poi attestarsi su una serie di accordi cadenzati e coinvolgenti che introducono un fiume di note acute, veloci e piacevoli.

Per concludere posso solo dire che questo lavoro, nonostante non trasmetta particolari emozioni e non aggiunga nulla di originale a ciò che già si conosce, risulta piacevole da ascoltare. Un disco che farà la gioia dei chitarristi e degli amanti dei virtuosismi e del genere neo-classico.

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