Esterofilìa: un termine entrato da poco nel vocabolario del metallaro medio tricolore per denotare la poca attenzione verso il florido panorama nazionale. Una scena folta ed in salute che, quando meno te l’aspetti, che si tratti del full lenght o del demo sconosciuto, è pronta a piazzare la piacevole sorpresa. Tutto ciò grazie a band come gli Eclipse che, con una nomea praticamente inesistente per chi scrive, riescono a consegnare un debutto assoluto godibile e sorprendente per la maturità con cui si esprime. Il punto a favore non è nel suonare un genere abusato come il death-thrash, nè nell’invenzione di particolari suoni, quanto nella personalità di riuscire ad unire pesanti influenze sotto una cappa di solidità disarmante se si pensa alla giovane età della formazione. Cinque brani per cinque cani sciolti, senza una regola precisa, senza un riff scontato ma con il solo target della creazione di un sound fresco e moderno nella sua accezione più concreta. E’ così che idee di paternità disparata e struggente vengono mescolate in un disco che piace, prende e si fa riascoltare con piacere. Le strutture dei brani vengono ad essere asimmetriche ed imprevedibili guadagnando il tanto ricercato fattore fascino e dosando alla grande l’insegnamento dei grandi nomi. Senza incepparsi, nè scimmiottare alcuno, i cinque musicisti riminesi passano con disinvoltura da armonie riconducibili al death melodico dei primi In Flames ad influssi che guardano al thrash moderno di Machine Head e Chimaria, passando per il dinamismo ritmico dei Killswitch Engage. Tutto ciò, che di per sè non costituisce una novità, avviene con una formula incredibilmente inedita e maledettemente flessibile. Siamo lontanissimi anni luce dall’odiatissimo metalcore ed ogni idea di plastificazione che si porta dietro: qui ci sono concretezza e preparazione allo stato puro retti da un muro sonoro sempre oltranzista anche quando c’è il rischio di ammorbidirsi. Nel quadro illustrato, tra variazioni melodiche e scheletri obliqui, a spiccare sono le prove individuali di un batterista di altissimo livello e di un singer che, nonostante qualche piccola imperfezione nelle clean vocals, riesce a seguire le non facili divagazioni strumentali offerte dai colleghi. Scream, growl e puliti che si alternano con la sapienza di chi sa quale obiettivo conseguire e non lo perde mai di vista. Niente da eccepire nè su una produzione competitiva e sopra la media demo generale, nè sul confezionamento estetico di un lavoro valido e strabiliante rispetto alle premesse che vi erano dietro. Doverosi, dunque, per ora i complimenti a questi ragazzi aspettando, trepidanti, che qualcuno si accorga di loro offrendogli giusti palchi scenici. In bocca al lupo!

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