I Dysthymia sono una band proveniente dal nostro underground, formati nel 2000 a Siena nel cuore della Toscana. All’attivo dispongono solo di due demo pubblicati nel 2003 e nel 2008 e di un live album datato 2004. La musica che propongono è un Death metal melodico e tecnico tendente al Prog con influenze prettamente nordeuropee ed americane. The Audient Void è il loro primo full-lenght e subito dopo il primo ascolto è sembrato essere un lavoro complesso, diretto ed efficace. Nonostante è presente la costante sensazione di ascoltare sonorità già usate in passato da band di successo, i nostrani Dysthymia grazie ad un songwriting compatto, ad un suono pulito, a riff melodici ed accattivanti e ad assoli ben articolati riescono a coinvolgere, malgrado qualche momento di stanca come vedremo in seguito, l’ascoltatore in tutta la durata del disco. Ho apprezzato soprattutto nella prima parte del platter, la ritmica dinamica, alcuni cambiamenti repentini, il suono del basso costante e la voce, mai banale con una tonalità varia attinente al genere espresso dalla band. The Audient Void, a tratti è molto godibile, originale, veloce, imprevedibile, sorprendente; a tratti caratterizzato soprattutto da parti Prog/Death lente e tecniche che a mio avviso penalizzano un po’ il lavoro. I primi tre brani sono quelli per me degni di nota. Il richiamo a band classiche come Death e melodiche come i Dark Tranquillity è evidente da subito con il primo brano Slow Movements che prepara ed introduce molto bene l’ascoltatore nell’ambiente di questo The Audient Void. Con le successive The Sin Eater, Damaged Essence, Sink Your Illusions non ho più alcun dubbio che i Dysthymia sono validi musicisti, pieni di potenzialità e molto preparati tecnicamente. A metà del disco e con il susseguirsi in ordine di Ode on Melancholy, Aching Pleasures, From Pain I Arise, la vena compositrice del quintetto toscano si perde, ahimè, in momenti Prog/Death lenti, lunghi poco originali, dettati da stancanti virtuosismi che a volte risultano noiosi. Chiudono questo debut album Sensation Seeker piena di rabbia e Certain Uncertainties un pezzo lento molto d’impatto ed anch’esso per metà acustico e molto atmosferico dove è presente, e si sente, la collaborazione di Oleg Smirnoff.
Insomma, il disco ovviamente non è un capolavoro ma risulta più che sufficiente, sia per il lavoro svolto, sia perchè stiamo parlando di un debut album e raramente ho ascoltato nel panorama estremo italiano dischi d’esordio così articolati, maturi e musicalmente completi, suonati con coscienza e maturità come questo The Audient Void.
I Dysthymia hanno comunque tanto da imparare ancora e di sicuro c’è da migliorare ma dispongono di tutte le potenzialità per diventare in futuro una band di spessore nella musica estrema italiana. Diamo piena fiducia ai Dysthymia sperando che non ci deludano nel futuro prossimo.