Quinta release per i Disharmonic Orchestra. Sono rimasto alquanto deluso però e soprattutto spiazzato dato che i Disharmonic Orchestra hanno completamente abbandonato il genere proposto agli inizi della loro carriera (mi riferisco a dischi come “Expositionsprophylaxe”).
Suonavano un death metal abbastanza vario, con influenze black e thrash, e molto ben realizzato. Oggi la loro proposta è quasi indefinibile. La prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando i primi brani di “Ahead” è che il loro sound avesse qualcosa in comune ai Meshuggah, ma privo della loro tecnica, della loro imprevidibilità e della genialità che li ha resi famosi ed amati. Forse questo cambiamento è dovuto all’entrata nella band del cantante-bassista Herwig Zamernik, comunque sia non accetto pienamente la proposta di oggi.
Sin dalla prima traccia (dovrebbe essere una sorta di intro) fanno capolino musica elettronica, percussioni e campionature varie. Ecco, se il disco fosse tutto come questa song (“Plus One”) direi che sarebbe grandioso. Anche la seguente “R.u.s.m.t.s.i.m” fa sperare in bene, una sfuriata death-thrash che però termina dopo pochi secondi, pochissimi!
Con “Supervision” comincia il disco vero e proprio.
Abbiamo riffs “catchy” ripetuti sino all’inverosimile (non parlo solamente di questa canzone, ma dell’intero disco!) e senza motivo. Spogliare il disco di queste parti ripetute l’avrebbe reso sicuramente più diretto e più ascoltabile.
Purtroppo a questo non ha pensato nessuno, quindi proseguiamo con “Nine9nine” con campionamenti vari, arpeggio di basso iniziale molto Red Hot Chili Peppers per poi ricominciare con i soliti riff. Diciamolo, è musica molto commerciale, semplice, che avrebbe fatto il suo effetto con delle vocals diverse, pulite, e non con le grida di Klopf. Proseguiamo così con “Grit Your Teeth” che è abbastanza carina e probabilmente è l’episodio migliore del disco in quanto sembra quasi appartenere ad un altro disco, riff carini molto soft, ed il cantato particolarmente azzeccato.
Non male “Keep Falling Down” anche se ritorna sulle sonorità delle prime canzoni. Ed ecco la settima traccia, nonchè la traccia meno riuscito dell’intero disco. Immaginate una batteria ripresa quasi interamente da “The Fat of The Land” dei Prodigy, fastidiosi campionamenti che vanno ad inserirsi qua e la senza motivo e dei guitar-riff ripetuti sino alla noia.
Ritorna quindi la matrice death per 40 secondi, che lascia con l’amaro in bocca (ma perchè hanno le doti e non le sfruttano?). A Lasciarci ulteriormente con l’amaro in bocca è la follia compositiva,quella di cui sarebbero capaci ma che non sfruttano, di “Idiosycrated”. Immaginate sfuriate death con intermezzi dolci di piano e voce (filtrata).
Altri momenti inutili con “The Love I Hate”, “Pain of Existence” e “Mindshaver” (attenzione però, inutili perchè molto simili alle altre tracce del disco).
Una sorpresa gradita e simpatica appare a 5 minuti della tredicesima traccia, ovvero una ghost track davvero carina, una canzone stile “Elvis” (ma quello molto, molto soft) con cori tirolesi!
Che altro posso dirvi? Io stesso sono rimasto spiazzato, ciò non toglie che, con svariati ascolti, il disco possa comunque piacere a qualcuno; quindi, se non vi dispiacciono le sperimentazioni e volete provare ad ascoltare il loro “disharmonic sound” (così lo definiscono) acquistate tranquillamente “Ahead”. Se invece, come me, cercate nella musica un qualcosa di diverso, ma ragionato e fatto bene, non spendete soldi per un disco che, a conti fatti, contiene 4-5 tracce buone.

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