Non è difficile capire quali sono le ispirazioni che stanno dietro ad “Aseptic White”, i Digitalis Purpurea si cimentano infatti in un electro/industrial dalle contaminazioni black (il contrario di quanto avviene di solito in campo metal, dove molte formazioni black hanno iniziato ad inserire delle contaminazioni elettroniche nel loro genere) che tuttavia ha come nume tutelare Marilyn Manson (non solo nelle sonorità, ma anche nell’immaginario) e strizza l’occhio neanche troppo velatamente all’EBM. I Digitalis Purpurea devono poi conoscere bene anche i Kraftwerk, visto che le sonorità minimali e retrò che spuntano spesso qua e là fanno sembrare la band una loro moderna figlia bastarda e corrotta.

Il risultato è tuttavia a mio avviso solo sufficiente. “Aseptic White” mi è risultato troppo artificioso ed estetizzante (anche se probabilmente era quella l’intenzione), incapace di catturarmi veramente: insomma, al di là dell’apparenza mi pare manchi la sostanza. Basti pensare che tra le dieci tracce del cd quella che più mi ha incuriosito è stata la ruffiana rilettura di “Maneater” di Nelly Furtado (furbescamente messa allo scopo), e non è bello quando il pezzo più memorabile di un cd è una cover…

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