Formati come Thrash-core band nel lontano 1986 e con un passato abbastanza movimentato con cambi di line-up e modifiche nelle sonorità i Detestor si affacciano nuovamente sulla scena nostrana con Fulgor,  il loro terzo Full-lenght  in circa 20 anni di attività. Fulgor è stato concepito nel 2001, interrotto per lo scioglimento della band,  ripreso nel 2008 dopo una nuova reunion e pubblicato nel 2011, insomma circa dieci anni di composizione.

Il platter si colloca facilmente nel thrash/death vecchio stampo, grezzo ed abbastanza ritmato  ma con tante carenze. Si evidenzia subito il sound poco compatto e sfilacciato,  arricchito (si fa per dire) con elementi sonori moderni talvolta forzati. Sono pochi gli spunti e non bastano la tradizione, il lavoro e l’attitudine a  promuovere Fulgor come album eccellente.  Le melodie e la composizione di qualche pezzo come “God Is Empty” e “Boot Shaped Country” sono godibili e ben suonate visto l’esperienza ventennale della band ed anche la brutalità del riffing di “Free Of Cry” è apprezzabile ma non basta a soddisfare le aspettative dell’ascoltatore. Fulgor lascia l’amaro in bocca, senso di insoddisfazione totale, soprattutto se si paragona ai dischi d’esordi della band. Anche le linee vocali ed il songwriting sono poco densi e credibili. L’idea di usare due voci, l’una artefice di un growl feroce e profondo, l’altra per uno scream più  acido è una scelta giusta ed in teoria dovrebbe contribuire a  donare maggior dinamismo ai brani ma in questo caso appaiono soffocate e poco d’impatto.

Fulgor è soltanto un disco in più; capace ben poco di stupire, senza infamia e senza lode, prodotto per dare un seguito  ai Detestor che necessitano di più stabilità, assestamento e chiarezza di idee. Consiglio agli ascoltatori di andare oltre e non soffermarsi su questo lavoro, in attesa del prossimo passo dei Detestor, augurandosi di tornare allo splendore che li ha contraddistinti negli anni 90.

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