Il caro buon Derek Sherinian si ripresenta sul mercato discografico con un nuovo album solista, intitolato Molecular Heinosity per la sempre attiva Insideout; il tastierista anche per questa occasione ci è circondato da nomi noti del panorama musical popolare metallico quali Zakk Wylde, Tony Franklin, Virgil Donati, Rusty Cooley.
Si può dire che il musicista ci ha ormai abituato bene con collaborazioni di pegio, tanto da essere sempre stato lui per primo un affermato session man, vedere al riguardo la pagina dedicata sul suo sito internet in cui viene pubblicizzato il suo lavoro di musicista in prestito nonchè di mixing per altri gruppi.
Ma superiamo il fronte delle collaborazioni prestigiose ed entriamo in quello più inerente il lavoro svolto.
Come ormai tutti noi abbiamo notato Sherinian è un professionista e tutta questa professionalità viene messa egregiamente in mostra, dall’ottima produzione all’ottima stesura dei brani che, seppur banali e scontati, sono sufficientemente ruffiani da farsi ascoltare e riascoltare, tanto da far dimenticare la pochezza di originalità della sua musica.
Sembra quasi che Sherinian debba a tutti i costi pubblicare qualcosa sempre più spesso, debba circondarsi sempre di grandi artisti, rubacchiando o apprendendo magari l’arte del mestiere da questi.
Poco gli importa se le note che riversa sul pentagramma sono ad immagine e somiglianza degli artisti che vuole ospitare, e non per un proprio uso personale delle dodici note.
Insomma l’artista Derek Sherinian si guarda intorno e cerca di pescare dagli altri e assemblare ciò che potrebbe funzionare per costruire un prodotto su misura, una sorta di sarto dei tasti d’avorio.
Ma se il risultato è un album, graffiante e melodico, con ottimi soli di chitarra e tastiere come Molecular Heinosity, beh chi se ne frega.

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