Nel passato prerogativa di un certo modo di fare underground, l’idea dello split album ha preso sempre più piede nell’ambiente metal finendo, negli ultimi anni in particolare, col coincidere con prodotti spesso scarsi e, soprattutto, grossolanamente incompiuti. Un irritante sovraffollamento di release dello stesso tipo che, oltre a far perdere quel fascino cardine dell’idea di “split”, rischiano di far passare inosservate vere e proprie perle del sottobosco estremo come questo ‘You’re in Your Sight’.
La prima uscita assoluta della Nekromantik Records, viaggiando su livelli qualitativi e competitivi decisamente elevati, è divisa equamente tra due band che fanno ben sperare per il futuro dell’estremo europeo. Trattasi dei transalpini Decoherence, mai ascoltati in precedenza da chi scrive, e dagli italianissimi Traitor, una delle migliori giovani realtà vantate dalla scena tricolore negli ultimi anni.
La prima parte del prodotto è affidata ai francesi, che propongono tre brani diretti, compatti ed egregiamente prodotti. La proposta del quintetto d’oltralpe si assesta su un death molto ferale, veloce e tecnico che, poggiandosi sulla tradizione di nomi di spicco quali possono essere Suffocation e Malevolent Creation, mostra una precisione tecnica da veterani. Tutti i colpi sferrati dai ragazzi vengono portati a segno senza lasciare tempo e perdersi in echi derivativi, inutili contorni ed ingenuità della prima ora. Veloci, come il vertiginoso songwriting dei propri autori, i pezzi scorrono via lasciando un senso di soddisfazione all’ascoltatore e dando un arrivederci (si spera a presto) con una “Synopsis Prosaique” che colpisce per il picco di durezza sonora ed il sunto di chiara concretezza con il quale i cinque decidono di congedarsi. Oltremodo maturi e sopra la media.
Cambia il tiro della proposta ma gli standard qualitativi rimangono pressochè inalterati con i Traitor. Chi ha avuto modo e fortuna di conoscere la band prima di questa uscita può avere una vaga idea del fenomeno a cui si è di fronte. Rispetto ai primi tre brani la produzione perde quella qualità e quell’impatto che vengono, stavolta, stupendamente bilanciati da una tecnica eccezionale e dall’ulteriore dose di geniale violenza messa in atto. I quattro brani, caratterizzati da riff oppressivamente pesanti e serrati, risultano orientati ad un brutal-grind diviso tra band come Hateplow e Pig Destroyer. Paragoni altisonanti e di un certo peso che, nonostante la prudenza che si deve e si vuole mantenere, risultano perfettamente calzanti per la spettacolare proposta dei Traitor. Menzione particolare per il preciso, ficcante e fantasioso drumming che, già scorgendo il nome in line-up di Antonio Donadeo, batterista anche di “tali” Undertakers e Necrotorture, conosciuto nei circuiti underground come l’appellativo di ‘O’ Fenomeno’, sarebbe una garanzia a scatola chiusa.
Promozione a pieni voti per un’uscita davvero lodevole che, senza la pretesa di voler aggiundere novità, miete indifferentemente vittime sul proprio raggio d’azione acustico con violenza sonora vera ed, una volta tanto, dosata con intelligenza e compostezza. Da rispettare e tutelare!