Arrivati al loro secondo album eccoli qui i Dante, pronti a deliziarci con la loro onesta opera di progressive music. Grazie ad un trademark ben definito e a pregevoli intuizioni in sede di songwriting, piene di soluzioni melodiche a dispetto dell’ottima tecnica dei musicisti coinvolti, “Saturnine” dall’artwork davvero particolare, risulta essere un disco apprezzato riprendendo l’idea di quel prog rock malinconico portato avanti nel tempo con style dagli Shadow Gallery ispiratori indiscussi per quasi tutta l’intera durata dell’ album che comunque vista la somiglianza voluta, risulta essere ugualmente brillante non tradendo le attese del fan riuscendo ad entusiasmare in numerose occasioni. Il suono della tastiera oltre quello della chitarra prendono il sopravvento riuscendo a cambiare spesso la direzione delle singole tracce in modo abbastanza convincente.
Si inizia con “All My Life” che insieme alla finale “Vanessa” fano insieme quasi 32 minuti di sano prog raffinato ed elegante regalando ottima musica di attimi struggenti a cupe e misteriose atmosfere al piano mescolati dalla dolce voce di Alexander Göhs, prima di tuffarsi nello spazio sonoro tra cambi repentini dove a farla da padrone sono i riff massicci di M. Berger. Splendide e malinconiche le due ballad dell’album “Drifting” e “Maybe One Day”, mentre con “Last” e “Never Return” sono in grado questi ragazzi di essere molto travolgenti e grintosi vuoi le sferzate di chitarra piu’ sfrenate che la complessita’ dei suoni alle tastiere e batteria che rendono i brani con una struttura piu che sana l’album variegato ed originale. “Modal Acousma” invece in pieno stile Liquid Tension Experiment e l’unico pezzo strumentale che da libero sfogo ai virtuosismi dei singoli musicisti .Bravi, davvero bravi, questi ragazzi, grazie a questa fatica matura e davvero elegante, proponendosi tra chi a tutte le carte in regola da chi stravede per queste sonorita’. Niente male allora perche perderseli, amanti del prog.

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