La band in questione descrive il proprio genere con due sole parole: essenzialità e potenza.
Bene, se solitamente l’oggettività manca a quasi tutti gli artisti chiamati in causa a giudicare se stessi, nel caso dei CyberCross essa non è venuta meno, e mai descrizione fù più azzeccata.
Il loro è un cyber metal leggermente debitore a Fear Factory e Strapping Young Laud, ma capace di essere molto personale proprio grazie alla loro mancanza di spunti personali. Niente sfuriate assassine, tempi improponibili, riffs intricati e campionatori a profusione. L’essenzialità regna sovrana, riffs compatti e carichi di groove, una sezione ritmica che non perde un colpo e macina mid-tempos assassini ed una voce piena e maligna.
L’atmosfera che si respira è piuttosto opprimente, dato anche il sapiente uso delle “low guitar” capaci di creare melodie acide e disturbanti. Ciò nonostante il Cd fila via liscio, grazie a frequenti aperture melodiche in cui il singer sembra piuttosto a suo agio (forse però l’impostazione baritonale di “Cyber Cannibal” non è il massimo).
Molto interessante “Medico Asesino” cantata in spagnolo ed impreziosita da un refrain davvero orecchiabile.
Altro pezzo degno di nota è “Rain” cover dei Cult, la cui influenza dark aleggia quà e là su tutto l’album.
Da notare come questo brano faccia quasi da spartiacque tra la prima e la seconda metà del Cd, la quale è caratterizzata da una vena leggermente più aggressiva e tecnica. La voce si fà più varia ed i brani meno lineari. Cambia leggermente la forma insomma, ma la sostanza, e la qualità, restano immutate.
Dimenticavamo di dire che la band è rigorosamente italiana, questo è il loro primo album, confezionato con un bel digipack, e con una produzione a dir poco perfetta per il genere.
Un inizio sicuramente non col botto, ma col piede giusto.

A proposito dell'autore

Post correlati