All’inizio venne il power. Poi (in ordine sparso) il prog, il black sinfonico, il death melodico, il new metal ed infine il metalcore. Ognuno di questi generi ha avuto negli utlimi anni un periodo più o meno lungo di splendore e rilevanza commerciale, finendo alla lunga per ristagnare sui soliti temi e perdendo notevolmente di interesse. Le grandi band fondatrici, all’indomani del proprio capolavoro, venivano subito clonate in mille e più varianti da altrettanti emuli privi di senso e di originalità, invogliati a fare musica non di certo dalla passione ma dall’egocentrismo e dalla vile pecunia. Sarà probabilmente dovuto ad una mia distrazione personale, ma sono convinto che l’epic metal sia forse stato uno dei pochi generi ad aver subito solo di striscio questo fenomeno di “mirroring” musicale, riuscendo a rimanere così com’era in origine, di parvenza rude ma con quell’animo così profondamente intellettuale.

Ed ecco che ci pensano i Crescent Shield, band statunitense giunta ora al secondo full-length, a far rivivere nuovamente in me la passione nei confronti dell’heavy tradizionale americano, che in questa occasione si fonda sugli insegnamenti degli irrangiungibili Warlord e allo stesso tempo sa coinugare in maniera del tutto personale il gusto melodico dei primi Fates Warning con la teatralità dei Crimson Glory del passato. I toni sono tendenzialmente cupi e solenni e non potrebbe essere diversamente, questo è l’Epic. Con l’iniziale Under Cover Of Shadows la band chiarisce fin da subito i suoi intenti. Energia, evocatività, emozione. Le linee vocali giocano a rincorrersi creando un ideale e quanto mai raro coinvolgimento e non mancano i fraseggi, i rallentamenti, le parti atmosferiche. Tutto si compensa. Prog ed epico possono convivere e ciò non può che rendermi contento. Ci sono sia la potenza ed il power metal di The Grand Horizon, sia i suoni acustici e puliti di Tides Of Fire e Temple Of The Empty ed è qui che emerge la bravura dei musicisti e la bellezza di un genere come questo. I riff sono talvolta relativamente semplici ma riescono a toccare sempre le corde emotive di chi ascolta. Si viene rapiti dalle continue declamazioni, dagli stop-and-go e dalle sopraffini aperture melodiche che i Crescent Shield hanno la fortuna di saper comporre con buona maestria. La potentissima My Anger è una sicura bomba live ma i nostri danno il massimo nella monumentale The Endurance, dove si parte per una lunga avventura, quasi dieci minuti di pura aggregazione sonora, di giustapposizioni di immagini e parole, di arrangiamenti, abbellimenti, coralità e sudore. Ascolto, immagino e partecipo. E’ un continuo cambio di atmosfera e l’intenso songwriting coinvolge più che mai. La band, prima di comporre, pensa e riflette. E si sente. Michael Grant (a cavallo tra la melodia di Cans, l’evocatività di Ray Alder e la versatilità di Dane) è al top della forma. Si viaggia, ma allo stesso tempo, si esplora il proprio lato più nascosto.

Facciamo nostra la forza della band e ci scopriamo con le braccia ed i pugni alzati al cielo, pronti per affronatare qualsiasi sfida. Si abbandonano le mode, le pose e la finzione e si torna a picchiare duro. Heavy metal anni ’80 dalle tinte epiche suonato magistralmente, con una produzione eccellente ma volutamente ruvida e volta a riportare in auge il sound tipico di quegli anni. Forse derivativo e per nostalgici, ma davvero un bel lavoro. Alle soglie del 2010 c’è da leccarsi i baffi.

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