Prendete un chitarrista di quelli davvero bravi, di quelli che virtuosi, che al posto delle dita, hanno le ali che scivolano a velocità quasi surreale sul manico e vanno verso una propria direzione, con una precisione certamente inumana. Prendete un bassista, che come una macchina, produce vibrazioni che arrivano dritte al cervello, senza dare il tempo di capire il giro che sta compiendo, ma che in realtà segue un disegno ben preciso. Aggiungete un cantante che, ad un certo punto della sua vita, decide che il brutal non ha un età approssimativa per essere fatto con i contro, e che può ancora regalare le sue corde vocali, con quel bel corposo guttural sound che mancava da un pezzo nella scena brutal italiana underground. Scegliete un batterista, che non ha bisogno neanche di presentazioni e di elogi, perché l’esperienza della parte ritmica è degna di gente che sa come muovere gambe e braccia da vent’anni, in maniera professionale e tecnica davvero intuitiva. Questi gli ingredienti per creare una nuova dimensione chiamata CEREBRAL EXTINCTION. Un nome una garanzia.

La band nasce nel marzo 2013 e proveniente dalle sponde del Garda Lake, dopo la fortunata uscita della demo, che ha riscosso un discreto successo, escono finalmente con il loro primo full, alle porte di un ottobre ricco di uscite discografiche senza precedenti. “INHUMAN THEORY OF CHAOS”  esce per la Ghastly Music, il 7 ottobre, con mix finale di Morabito.  Artwork  che offre l’artista indonesiano Rudi Gorgingsuicide, fa capire a primo impatto di cosa parla questo disco. Temi come l’umanità sopraffatta dall’era delle macchine tecnologiche, si prende gioco del cervello umano sottoponendolo alle torture più devastanti . L’effetto è quello di sentirsi legati ad una specie di “Grande Fratello” che comanda le nostre menti riducendole a brandelli impotenti e di totale assenza di arbitrio umano e fallimento della civilizzazione. Il songwriting si dimostra fin da subito schizofrenico, tendente ad una pugnalata in pieno petto. Nove tracce che arrivano potentissime, una dietro l’altra senza respiro. Quasi quaranta minuti, in cui si può gustare la vera essenza del brutal sottoforma di innovazione della composizione musicale, pulizia estrema dei riff e vocalità gutturale che spazza via ogni dubbio sulle capacità tecniche vocali di Malshum. Le tracce restano fluide, massicce, nonostante la batteria sia in realtà “finta”. Per chi ha avuto la possibilità di vederli in live, sa che il batterista turnista, ovvero Kadath noto come drummer degli EchO, Deathscyth e Akathisia, sa perfettamente gestire la sua parte esattamente come nella registrazione del CD. Nel corso dell’ascolto dell’album, si nota palesemente un amore quasi viscerale per due mostri sacri del brutal, come i Suffocation e gli Immolation, fermo restando che i brani del platter non sono mai copiosi, ma utilizzano una buona dose innovativa.  Piccola parentesi leggermente rallentata nella traccia numero sei, “Cerebral Extinction” , in cui si può assaporare anche le virtuosità gutturali del cantante in diverse tonalità di saliscendi del suo growl. Da tenere presente gli intermezzi nei vari pezzi, con gli assoli del chitarrista, che passa senza malizia ne cortesia, dal veloce al lento e dal pulito al graffiato con una capacità davvero impressionante e non da meno lo è il bassista. In realtà è lui che apre e chiude ogni brano con le sue vibrazioni e vale la pena ricordare che è militante anche nei Mechanical God Creation, altro gruppo importante per la scena brutal in Italia.

I Cerebral Extinction, fanno uscire un demo nel 2013 a poco tempo dalla creazione dello stesso progetto,  con una velocità impressionante, nel 2014 hanno già all’attivo numerose date, sia in Italia che soprattutto all’estero e un full degno di poter contribuire tranquillamente nel panorama brutal del nostro paese. E’ raro che una band riesca in poco meno di due anni, a crescere velocissimamente, ma tenendo i piedi ben saldi a terra. Non hanno fronzoli, neppure tante pretese, segno che chi si impegna per i propri obiettivi, riesce anche a creare qualcosa che all’inizio sembra impossibile. Inutile dire che la curiosità si alza di livello in attesa che la band scriva un altro album come questo e nel modo più veloce possibile.

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