Ah, i ruggenti anni Ottanta… Il metal in rampa di lancio, grandi folle ai concerti, personaggi in grado da soli di catalizzare l’interesse di migliaia di fans… Quegli anni tornano, almeno in parte, in questo Freedom Metal, quinto album dei Bible of the Devil, che perseguono con costante tenacia il loro credo metallico fatto di riff classicissimi, con chitarre sempre in grandissimo spolvero, a creare un mix tra i primi Kiss, e in questo anche la tonalità di voce di Hoffman da una mano, i Maiden, i Motorhead con un pizzico, permettetemelo, di Def Leppard.
Cotanti nomi altisonanti saranno tirati in ballo a ragion veduta? Bhè, si. I nostri ci sanno fare, e pur non muovendosi di una virgola fuori da un solco che a forza di essere ripassato si è trasformato in un dirupo senza fondo, riescono ancora a farsi apprezzare per la loro buona musica.
La produzione dell’intero album è assolutamente grezza, in senso positivo, cioè gli strumenti vengono lasciati liberi di esprimersi senza dover per forza essere passati, rifiniti eccessivamente con le moderne tecnologie. Il tutto rende le song dirette e precise.
Non posso dire che ve ne sia una che spicca sulle altre perchè sono tutte estremamente simili nella loro precisione.
“Womanize” colpisce forse prima delle altre per il suo incedere deciso e coinvolgente, che si alterna tra assoli pregevoli di chitarra e passaggi classici ma pur sempre piacevoli.
Anche il drumming qui si fa spazio a spallate tra le invadenti chitarre elettriche.
Saltiamo addirittura negli anni ’70, con un po’ di reggae, con la particolare “Heat Feeler”, che stona un po’ nel contesto di questo album ma in realtà non è poi così male, anche se la voce qui stona addirittura un po’… non sono i suoi ritmi.
Più allegra e scanzonata “Ol’Girl”, quasi country a tratti, punk ad altri, queste tre canzoni ci mostrano la versatilità del gruppo.
Il resto del disco è un monumento agli anni Ottanta, con le partiture di chitarra a impressionare piacevolmente l’ascoltatore, creando giri complessi ma ben strutturati, mai fuori luogo.
Che dire in conclusione? Senz’altro un buon album, che certo non si fa segnalare per difetti ma non può eccellere perchè suona molto già sentito.
Peccato che il gruppo, al quinto lavoro in studio, non riesca o non voglia buttarsi su materiale più personale.
Per ora ci accontentiamo di questo, comunque ben riuscito anche se un po’ ripetitivo, Freedom metal.