Appassionati di Berserk preparatevi ad essere proiettati nelle Midlands perché questo “Hellgate”, disco di debutto degli italiani Bejelit, potrebbe essere la giusta colonna sonora da ascoltare durante la lettura dell’incredibile manga di Kentaro Miura. Nonostante la giovane età di questi musicisti ci troviamo davanti una band notevolmente preparata dal punto di vista musicale che ci offre un discreto dischetto di heavy-power di stampo americano sulla scia di Iced Earth e Steel Prophet. I Bejelit ci propongono dieci canzoni dannatamente pesanti ed aggressive, incalzanti e battagliere che ben si sposano con le tematiche affrontate nelle stesse liriche dei pezzi che ci conducono senza un attimo di esitazione nel bel mezzo della battaglia, tra sangue, cavalieri e demoni provenienti dall’inferno.
La storia del guerriero nero Gatsu inizia proprio con l’opener “Bloodsign” velocissimo pezzo schiacciasassi che vede la band impegnata in un continuo susseguirsi di ritmiche thrash e soli al fulmicotone uniti al cantato malvagio e aggressivo di Fabio che ben si amalgama con l’atmosfera da incubo che la band vuole trasmettere; con la successiva “Bones and evil” veniamo catapultati al fianco di Gatsu durante le sue lunghissime ed interminabili notti di lotta contro i mostri che cercano in tutti i modi di divorare i “marchiati”; via ancora con il thrash più tirato con la seguente “The hunter of the dark” che vede tra l’altro un ritornello davvero molto bello ed esaltante per poi lasciare spazio ad una cavalcata tipicamente maideniana che spezza un po’ la durezza e la compattezza del pezzo. “I won’t die everyday” è una delicata ballad per pianoforte che dopo circa metà del suo scorrere vede l’ingresso di tutti gli altri ragazzi della band ed è impreziosita da uno splendido solo della coppia Daniele – Sandro davvero ben fatto. Dopo questa breve parentesi romantica si ritorna nell’occhio del ciclone e la doppia cassa riprende il sopravvento, chitarre pesantissime e ritmiche killer fanno da sfondo al contato maligno di Fabio ed esplode la veloce “Slave of the vengeance” seguita dalla malefica “Skull knight ride” che segna l’ingresso sul campo di battaglia del Cavaliere del teschio e vede la band alzare il piede dall’acceleratore per concentrarsi su ritmiche più lente e cadenzate.
Si prosegue ancora con l’heavy-thrash più tirato con le successive “Dust in the wind” e “Bejelith” che vedono chitarre e tastiere protagoniste indiscusse di questi pezzi mentre con la conclusiva “In void we trust” i Bejelit chiudono in bellezza questo cd dedicato alla storia di Gatsu tra accelerazioni, parti acustiche e melodiche dal sapore antico per poi esplodere in un continuo crescendo di aggressività fino al triste e sofferto epilogo dove il pianoforte regna protagonista assoluto. L’amore che provo per il fumetto di Kentaro Miura è davvero grande e attraverso le note dei brani dei Bejelit ho rivissuto le drammatiche avventure di Gatsu e soci. Penso che l’intento della band, oltre a suonare della buona musica, sia proprio questo; complimenti dunque per essere riusciti in questo difficile compito e continuate così.