Decimo studio album in quindici anni (il debut “Wild Obsession” è infatti del 1989) per il chitarrista tedesco Axel Rudi Pell e per la sua band, ed ancora una volta il disco è esattamente come ce lo si potrebbe aspettare: caratteristica (virtù per alcuni, difetto per altri) “storica” del buon Axel è infatti quella di restare, ad ogni nuovo disco, sempre inamovibilmente fedele al proprio sound fatto di hard & heavy classicissimo a base di riff cadenzati, assoli melodici e grandi ritornelli.
Se quindi siete fra quelli che reputano l’originalità e la sperimentazione fondamentali perchè un disco vi possa piacere, allora potete anche fare a meno di leggere il resto della recensione: se invece non badate troppo a queste cose e vi interessa soprattutto che un disco sia coinvolgente ed abbia belle canzoni, allora “Kings and Queens” potrebbe decisamente fare al caso vostro.
Come detto, questo decimo lavoro in studio presenta immancabilmente tutte le varie “caratteristiche di un disco di Axel Rudi Pell”: dal disegno fantastico in copertina con unica tonalità prevalente (stavolta il rosso) alla classica abbinata “intro atmosferica + opener sparata” fino ai testi di argomento fra auto-realizzazione e cupo fantasy.
Perchè quindi comprare un disco di cui all’apparenza si sa già tutto? La risposta emerge da sola già dopo il primo ascolto: “Kings and Queens” infatti è forte di una serie di canzoni che, pur se sottozero in quanto a originalità, suonano insospettabilmente vitali e trascinanti.
La formula iper-rodata funziona ancora a meraviglia, e la dimostrazione sono pezzi come le bellissime “Cold Heaven” e “Strong as a Rock” (vi sfido a non fare headbanging sul ritornello), senza dimenticare l’epica “Legions of Hell” o le ottime ballad “Sea of Evil” e “Sailing Away”, quest’ultima dalla chitarra molto purple-iana (non a caso la citazione nel titolo…).
La cosa che più mi ha sorpreso in positivo è la fluidità con cui scorre questo disco, che riesce incredibilmente ad evitare (o a nascondere) la sensazione di “già sentito” grazie a melodie chitarristiche e vocali sempre piacevoli ed accattivanti: gran merito a riguardo va alla ottima prova del sempre bravo cantante Johnny Gioeli.
Una menzione anche per l’impeccabile sezione ritmica, dove Krawczak (l’unico membro rimasto dal primo album oltre ovviamente ad Axel) e Terrana (che non credo necessiti di presentazioni) riescono a dare grande groove anche ai pezzi più rilassati.
In definitiva, se già conoscete ed apprezzate Axel, questo nuovo disco vi piacerà sicuramente, come è successo a me: se invece non lo avete mai ascoltato, beh, non vedo perchè non iniziare proprio da un buon disco come “Kings and Queens”!