Questo nuovo “Aqua” degli Angra si pone come ideale anello di congiunzione tra i suoi due predecessori “Temple Of Shadows” e “Aurora Consurgens”, coniugando la potenza e la velocità del power con elementi progressivi e folk. La classe e la bravura dei musicisti in questione permette al disco di assestarsi però solo su livelli discreti (o poco più). Infatti l’impressione derivata dopo l’ascolto di “Aqua” è quella di trovarsi di fronte a un disco sicuramente piacevole, a tratti raffinato, ma che manchi però dell’esplosività e della freschezza dei passati capolavori del combo brasiliano.
L’inizio è da manuale: dopo la consueta intro, parte Arising Thunder che è la classica opener vincente e aggressiva che si fa apprezzare fin da subito grazie anche al coro di facile assimilazione. La seguente Awake From Darkness si distingue per la sua raffinatezza nel fraseggio delle chitarre e per il drumming articolato (ricordo che in questo disco riprende il posto dietro le pelli Ricardo Confessori, a sostituire il dimissionario Aquilles Priester) che dona un gran groove al pezzo. Lease Of Life è una ballad davvero ben concepita: delicata, suadente, lontana dallo stereotipo del pezzo sdolcinato. Ottima prestazione di Edu Falaschi che dona calore al pezzo con la sua voce a tratti dolce, a tratti roca. Molto bello e sentito anche il solo di chitarra. The Rage Of The Waters è un pezzo discreto che richiama le atmosfere di “Temple” ma non raggiungendone l’apice qualitativo anche a causa di un ritornello non particolarmente esaltante. Interessanti però i solo e gli stacchi strumentali. Da qui in poi (in modo abbastanza sorprendente) il disco è caratterizzato da brani lenti che propongono sia elementi folk che progressivi: Spirit Of The Air è un pezzo sognante coadiuvato anche da arrangiamenti ricercati e da inserti folcloristici, che può richiamare alla mente pezzi come Wishing Well o Sprouts Of Time. Sulla stessa scia Hollow che alterna una ritmica intricata a intermezzi acustici. A Monster In Her Eyes è un pezzo lento che stenta decollare probabilmente a causa di un coro non propriamente azzeccato. Weakness Of A Man si apre con percussioni sudamericane e si mantiene anch’esso su ritmi piuttosto lenti: di per sé questi pezzi non sono brutti ma talvolta rendono l’ascolto un po’ troppo pesante. Un’alternanza con brani più heavy e veloci non avrebbe guastato. Chiude l’album Ashes: anche in questo caso ci troviamo di fronte a un pezzo lento e variegato, ricco di diversi umori che però fa sentire la mancanza del classicone power a cui i brasiliani (spesso in chiusura) ci avevano abituato.
In conclusione questo “Aqua”, pur non essendo un brutto disco, si rivela un mezzo passo falso, prevalentemente a causa della parte finale in cui si sente la mancanza di variazioni e cambi di marcia. La bravura dei cinque brasiliani stavolta non basta ad elevare l’album ai livelli eccellenti a cui ci avevano abituati e i classici del passato cominciano a diventare scomodi termini di paragone per il fan che si aspetta sempre il massimo da una band della classe degli Angra.
Angra – Aqua
