Gli Aisling giungono da Trieste, e questo è il loro terzo lavoro che segue ad una demo e ad un album autoprodotto, purtroppo non ho avuto modo di ascoltare il materiale precedente della band e quindi non conosco l’evoluzione che la loro musica ha avuto in questi anni. La biografia alla voce “stile” riporta: symphonic pagan metal. Questa denominazione però nasconde tanto altro: viene celato il legame col black metal norvegese espresso dal gelido e feroce riffing (veramente ispirato) e vengono celate varie influenze gotiche. Il sound, dalle tinte molto oscure, è anche “adornato” da tastiere (purtroppo usate a dismisura anche nelle parti più aggressive), flauto, archi e varie voci che creano quelle suggestive atmosfere sinfoniche che tanto piacciono alla band. Purtroppo però l’ascolto di questo album lascia un pò l’amaro in bocca, la band ha grandissime potenzialità; la prima e la terza traccia mostrano come nel riffing è ben impressa la lezione black metal e come anche il metal più depressivo abbia positivamente influenzato la band (Anathema, In the woods), è in mostra anche l’ottimo lato sinfonico (poi ben approfondito nella seconda traccia). Però queste canzoni mostrano l’incapacità da parte della band di riuscire ad amalgamare e compattare tutti questi elementi; difatti ci troviamo di fronte (soprattutto nell’opener) a continui cambi che alternano parti senza soluzione di continuità tra loro, non sembra esserci una minima linearità, non ci sono temi portanti che vengono sviluppati o arricchiti… col risultato che “memories of a timeless vision” già dopo un paio di minuti (su oltre 7) risulta abbondantemente dispersiva. Non per niente la terza traccia che si muove sulla falsariga della prima pur essendo meno ispirata è sicuramente più godibile grazie ad una struttura più semplice. Sembra che la band abbia voluto concentrare troppe idee in pochi minuti di musica non riuscendo però a creare la giusta alchimia. Altra piccola nota negativa sono le testiere troppo virtuose su parti in cui sarebbe stato meglio un pò di sano minimalismo… certo si tratta di un parere personale, ma obbiettivamente in alcune parti della terza traccia ci sono inserti tastieristici decisamente fuori luogo. Alla fine la canzone più bella risulta essere la seconda nella quale la band sviluppa il suggestivo lato sinfonico della propria proposta. C’è comunque da dire che le capacità e le buone idee ci sono, però finché non si ha la capacità di amalgamarle tutte alla perfezione (cosa assolutamente non da poco) forse bisognerebbe fare atto di umiltà e decidere quale lato sviluppare e quale usare da contorno. Il lavoro si merita una sufficienza che però è data a malincuore, spero che gli Aisling in futuro sappiano proporre la loro musica nel modo che merita.

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