Questa band, originaria del Seprio, è in attività da circa 10 anni e con alle spalle diverse performance live e serate come opener di band quali Omen, Phantom X e Tokyo Blade. Il bellicoso quintetto del Seprio riesce a garantire un sound di un non trascurabile metallo pesante nostrano. Originariamente la band nacque nel 1999 sotto il nome di “Black Shadows”, ma fu nel 2002 che si ebbe una svolta decisiva per la band che decise di intraprendere la produzione di brani propri. La produzione di due demo “A whisper from shadows” del 2007 , “The divine breath of our land” del 2009, più numerosi live dove la band è riuscita ad esprimersi al massimo, hanno posto le basi per la produzione dell’album di debutto.

Gli “Aeternal Seprium” garantiscono una scarica di musica heavy/epic italiano di grande intensità, sia per originalità nella strutturazione dei brani, sia sotto il punto di vista strumentale, che organizzativo di questo album di debutto. Gli Aeternal Seprium infatti sfornano il loro primo full-length “ Against Oblivion’s Shade” sotto l’ala del Nadir di Tommy Talamarca dei Sadist e soci. Un ottimo lavoro sia in studio che nei brani contenuti che riescono ad esprimere con originalità un heavy classico tendente per sfumature e rimandi ad un epic/power di grande fascino. Il sound è coinvolgente, ricco e vario. Le influenze musicali che trapelano con più di cinquanta minuti di ascolto sono le più svariate. Si riscontrano influenze di band di livello internazionale come ricchi riff maidiani o timidi rimandi ai “Blind Guardian”, “Warlord “,”Gravedigger “ e melodie che ricordano parte i “Queensryche”del periodo più roseo.

La carica di “Against Oblivion’s Shade” inizia sin dal primo brano con “The Man among two Worlds”; ritmi veloci e melodici riff battaglieri di chitarra sostengono la voce di “Stefano Silvestrini”, regalando all’ascoltatore un brano di heavyclassicizzante piacevole all’ascolto che riesce a coinvolgere per tecnica e lyrics.

Da precisare che Stefano alterna abilmente in questa canzone come in altre lyrics prettamente in inglese con brevi accenni e rimandi alla lingua madre, che garantiscono dinamicità e originalità soprattutto quando l’ascoltatore meno se lo aspetta.

Dopo “Vainglory” brano caratterizzato da un’impronta prettamente Epic che anticipa  una delle perle dell’intero full-length, almeno per quanto riguarda il sottoscritto che sta recensendo, sto parlando di “Sailing like the Gods of the Sea”. E’ un brano che riesce a sorprende per la semplicità compositiva che viene riscontrata; non è niente di eclatante o di stratosferico come elaborazione di riff o nella struttura propria del brano, ma che proprio per la sua semplicità riesce a regalare 5 minuti di ascolto di quello che si può senza cadere in errore chiamare Grande Musica. Ancora una volta a confermare che la semplicità in ambito musicale come in altri campi, riesce sempre a colpire nel segno e a dare risultati se c’è la tecnica e affiatamento del gruppo di lavoro.

Proseguiamo l’ascolto di questo album citando altri brani che riescono a rimanere marchiati a fuoco nella mente tramite i ritornelli, i ritmi altalenanti oppure per i trascinanti riff delle chitarre: “Victimula’s Stone”da citare un’ottima performance della batteria, canzone tendente in alcuni parti a tonalità power, da evidenziare assolutamente un ottimo assolo forse in parte coperto da una batteria troppo cattiva. “The Oak and the Cross” la fantastica di questo brano raggiunge livelli di epicità altissimi sempre rimanendo incollati allo stile musicale dei Seprium che non abbandonano il loro heavy metal classico .“In Sign of Brenno”  molte volte eseguita dalla band nei live, essa inneggia all’eroe gallico che riuscì grazie alle sue gesta di guerriero a scendere nella penisola italiana durante il periodo dell’impero romano.

 

L’unico brano totalmente in italiano è “L’Eresiarca” sicuramente un azzardo ben preventivato dalla band che riesce proprio uscendo fuori dai normali schemi, a comporre un brano totalmente in lingua madre, così da variare la dinamicità dell’album che altrimenti rimarrebbe pressappoco tutto uguale e privo di creatività. In  parte ricorda il metodo utilizzato dai “Rhapsody of Fire” di Trieste, che a brani Epic totalmente in inglese, aggiungono canzoni o brevi parte di lyrics in italiano. Potevano andarsene i cinque guerrieri senza una canzone di grande stile? È proprio con “Under the Flag of Seprium” che gli Aeternal Seprium concludono il loro album di debutto. La canzone è praticamente un inno di vendetta basato sulla storia della distruzione del Castel Seprio nel XIII secolo.

Consiglio vivamente questo album a chiunque volesse ascoltare un può di musica nostrana, un tributo musicale a eroi e racconti di vicende del nostro paese, il tutto condito con un sound heavy/ Epic che sa regalare emozioni e momenti di riflessioni di grande fascino e di grande tecnica strumentale. Considerando che si tratta di un album di debutto, la recensione e positivissima, quindi appoggiate questi ragazzi che meritano più di numerosi farlocchi stranieri che continuano a calcare i nostri palchi durante i festival.

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