Come in tutti gli ambienti in cui c’è rispetto reciproco e l’anzianità di servizio ed anagrafica ha un peso considerevole, il materializzarsi periodico dell’elenco delle novità da recensire genera da noi sempre notevole scompiglio, ma tra suppliche più o meno velate e fintissime minacce la distribuzione del materiale arriva comunque ad accontentare sempre più o meno tutti.
Felice come un bambino davanti al dolce preferito che non assaggia da anni per avere ottenuto a suon di pseudominacce la nuova fatica discografica di Freddy Curci, da sempre uno dei miei cantanti preferiti, terminato l’ascolto mi sono ritrovato come se quel dolce non fosse poi così buono come ricordavo. Dopo avere infatti verificato che non si fosse danneggiato niente del mio impianto audio e che non si trattasse di una versione qualitativamente inferiore alla vera uscita, un “rough mix” per intenderci, ho dovuto accettare l’assurda idea che il comeback tanto aspettato di una delle ugole più stimate del rock melodico mondiale suonasse come una delle peggiori uscite del genere da molti anni a questa parte, constatazione resa ancora più amara dall’ottima qualità media delle pubblicazioni a nome Frontiers.

E siccome per le leggi di Murphy le sciagure non vengono mai da sole, nonostante lo stuolo di compositori d’alto rango che hanno partecipato al disco (l’immancabile Steve DeMarchi, Jeff Paris, Bob Marlette, Marc Ribler) i brani che lo compongono, per quello che si riesce ad intuire, non sembrano brillare particolarmente, e se si eccettuano alcuni episodi decisamente di buon livello, come l’iniziale “All It Takes Is A Minute”, la coppia “How Much Longer Is Forever” – “Who Do You Think You Are” (entrambe del periodo Alias), l’intensa “Crash The Mirror” o la pimpante “The Sky Is Falling”, forse la migliore di tutto il lotto, il resto del materiale risulta francamente di medio livello, con brani orecchiabili ma banalotti (“Dangerous”, “Everybody’s Watching”) o addirittura alquanto anonimi (“One Man Alone”, “No Surprise”).

Quella che insomma poteva (e doveva) essere la ciliegina sulla torta di un anno decisamente positivo, che ha visto Toto, House Of Lords, Winger e tanti altri grandi esponenti del rock melodico in grande spolvero, si è trasformata in una cocente delusione. Spero solo di non dovere aspettare altri sei anni per ascoltare un seguito che riporti Freddy agli incredibili livelli che è senza dubbio capace di regalarci.

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