Cari vagabondi della rete e fedeli visitatori di Heavy-Metal.it, prima di cominciare questa recensione vorrei spezzare una lancia a favore dell’ormai annosa questione relativa ai cosiddetti “Guitar Heroes” che, comunque a conti fatti, erano, sono e resteranno comunque sempre dei “Guitar Player”, uomini tutti dotati di dita veloci, tendini talmente coriacei da far impallidire quelli di Superman, votati alla loro passione per la tanto amata “6 corde”. Ed è proprio qui che casca l’asino. Oltre ad avere queste note caratteristiche fondamentali, non è assolutamente vero che tutti i guitar players siano uguali in quanto ce ne sono alcuni che hanno quel quid in più, che sono in grado di eseguire cose in cui gli altri falliscono. Ciò che distingue un buon chitarrista accademico da un vero “genio delle 6 corde” è la capacità di mettere in mostra la propria anima tramite quello strumento nobile chiamato chitarra. Solo in questa maniera anche il più semplice riff può realmente rivelare la forza e la potenza di cui è dotato; ed è così che un assolo può divenire la valvola di sfogo che riesce a far esplodere la rabbia, tristezza, la voglia di vivere e tutte le altre sensazioni che albergano, molto spesso represse, in noi! Solo chi riesce ad ottenere questo può fregiarsi del titolo di “Guitar Hero!”. Ho fatto questa doverosa introduzione in quanto l’album che sto per recensire è, a mio modesto parere, la reale prova di quanto sopra ho affermato. Correva l’anno 1985 quando Yngwie J. Malmsteen, un giovane, geniale e funambolico chitarrista svedese, riuscì a raggiungere l’apogeo della sua carriera pubblicando l’album che mi sto accingendo a recensire, un prodotto che definire immortale è un vero e proprio eufemismo: “Marching Out”. Questo, miei cari amici, è un cd in cui è praticamente impossibile trovare una benché minima sbavatura, in quanto ogni singola nota è al posto giusto. Questo capolavoro è il risultato del certosino lavoro condotto sia da quel genio che risponde al nome di Yngwie J. Malmsteen sia della fedele band che lo accompagna in questo duro lavoro, i Rising Force. Nonostante la struttura dei vari brani sia molto simile, essi risultano molto scorrevoli, orecchiabili, intensi e mai noiosi. Il problema di cotanti capolavori è che, a volte, non riescono ad essere apprezzati immediatamente ma richiedono diversi ascolti prima di poter mostrare il loro massimo splendore ed incantare con la loro straripante bellezza. Posso affermare, senza alcun pericolo di smentita, che ci troviamo di fronte ad uno dei più bei dischi della storia della musica Heavy anni ‘80. Un prodotto vario e completo che alterna brani come “I’ll See The Light Tonight”, “I’m A Viking”, “Disciples Of Hell” dove è possibile ritrovare sonorità pesanti, relativamente lente e cadenzate ma anche ottime atmosfere cupe e tenebrose ben evocate dalle tastiere magicamente orchestrate dal maestro Jens Johanssone da tutto il gruppo. Gli amanti delle cavalcate al fulmicotone troveranno pane per i loro denti con “Don’t Let It End, Anguish And Fear, Caught In The Middle”, delle autentiche gemme di potenza sfornati dal titanico lavoro dell’imponente e fulminante sezione ritmica titanicamente guidate da quella macchina da guerra dietro alle pelli che risponde al nome di Anders Johansson e da quel cecchino di Marcel Jacob al basso. Una citazione a parte meritano “On The Run Again” e “Soldier Without Faith”, ottime composizioni in cui è possibile trovare un’alchemica alternanza di melodie forti e decise ma al tempo stesso, soprattutto durante i maestosi assoli, leggere e tristi. Ma dulcis in fondo ecco arrivare due pezzi che, da soli, valgono l’acquisto dell’album, due autentici capolavori di tecnica. Sto parlando di “Overture 1383”e della conclusiva “Marching Out”, due ottimi brani strumentali in cui il nostro geniale Yngwie evita di perdersi in futili scale veloci tessendo, grazie all’apporto della sua fedele Fender, delle magnifiche melodie e degli assoli di alta qualità che riescono ad essere malinconici, lenti, toccanti e che portano la mente dell’ascoltatore lontano dal grigiore della vita facendogli intraprendere un viaggio verso lidi inesplorati. Questo è veramente un cd storico sapientemente suonato e magistralmente prodotto. Un capolavoro di inestimabile bellezza che rimarrà per sempre la fedele testimonianza dell’eccelsa qualità dell’Heavy Metal degli anni ‘80.

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