Sono passati quattro lunghissimi anni dall\’ultimo The Shadow Cabinet dei danesi Wuthering Heaights, gruppo che si è sempre contraddistinto per la raffinatezza della propria musica. Mai troppo manale, mai troppo elaborata da non essere capita, sempre musica scritta e suonata con gusto power e melodia folk.
Ed è proprio il folk che nel nuovo Salt, pubblicato in Europa dalla nostrana Scarlet Records, a fare la voce grossa inframezzata da partiture power/speed altamente canoniche ma interessanti.

Erik Ravn mente e fondatore del gruppo viaggia così in un limbo in cui convivono svariati generi musicali, sempre fermo restando l\’aspetto power, in cui convivono egregiamente strumenti inusuali mel metal quali mandolino, fisarmoniche e quant\’altro proprio per dare un maggiore e più profondo aspetto folkloristico; ci troviamo quasi di fronte a un album di musica popolare ma con il consueto suono che i danesi ci hanno abituati. Salt scorre veloce, le canzoni si susseguono lasciando incollate le cuffie alle orecchie dell\’ascoltatore eccezion fatta per la lunghissima suite di oltre un quarto d\’ora, la conclusiva Lost At Sea, che potrebbe rappresentare in toto l\’album, essendeone un ottimo concentrato o un album dentro l\’album. Il prog-power-folk del gruppo danese è musica fortemente ragionata, mai troppo istintiva, ma che ha dentro una ricerca di soluzioni originali per non essere accostata a quella di altri gruppi, e perchè no, magari di divenire termine di paragone per quella di altri gruppi.
I Wuthering Heights continuano a confermarsi originali e mai banali, rendendo ogni nuovo album un piccolo gioellino di metal, ma non riuscendo purtroppo ad emergere e a fare il salto, se non di qualità, almeno nelle vendite. Di certo c\’è che Salt è un altro buon album che va ascoltato svariate volte, avendo delle soluzioni anche molto intricate . Per molti ma non per tutti.

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