L’unione di due grandi artisti è sempre un evento, credo. Se poi i due nomi che si uniscono sono Geoff Downes e John Wetton, che entrambi fanno parte e hanno fatto parte rispettivamente degli Asia, band culto degli anni novanta (che ha avuto uno strepitoso successo con l’ultimo album “Silent Nation), si ha ben più che un evento.
Si ha una sorta di reunion, se non effettiva almeno virtuale.

L’aspettativa di questo progetto era molta: album classico in stile Asia o qualcosa di differente? Difficile credere alla seconda ipotesi, date le interviste di Wetton in cui affermava che se anche avesse voluto non avrebbe potuto più far parte degli Asia.
Pertanto era ben più credibile la prima ipotesi, che infatti è stata pienamente confermata da questo primo lavoro degli ex-colleghi. In realtà già tempo fa era uscito un album a titolo Wetton/Downes, ma non si può proprio definire una pubblicazione ufficiale.
Ad ogni modo, “Icon” è un album che segna un netto ritorno al passato, in cui la caratteristica principale è la malinconia; quella malinconia unita alla nostalgia di due amici che dopo tanti anni si rincontrano e ricordano i tempi ormai andati. E che vogliono ricordarli proseguendo il discorso bruscamente interrotto allora.
Questo album si può quindi considerare come il quarto album delgi Asia con Wetton alla voce, tanto è l’entusiasmo e la passione riversatici.
Le undici tracce seguono un percorso molto intimista e personale, fortemente religioso come in “God Walk With Us”, dettato anche dal passato di entrambi i musicisti come “artisti di chiesa”, da oratorio o in “I Stand Alone”, con il bell’inizio dell’organo di Downes, anche se poi si evolve cercando più l’atmosfera corale.
La dolcezza è riscontrabile in tutto l’album, particolarmente in “Sleep Angel”, ma anche la nostalgia in “Let Me Go” e “Hey Josephine” (veri e propri brani in stile Asia), con un prepotente basso di Wetton nel primo brano. Tristissima poi “Meet Me At Midnight”, come una sorta di passaggio da un periodo ad uno nuovo, il passaggio da un giorno all’altro.

Icon non riserva nessuna sorpresa, nessun nuovo elemento, è come un album dedicato esclusivamente ai loro fan fregandosene di trovarne di nuovi. Una sorta di omaggio a tutti coloro che li hanno seguiti in tutti questi anni, tra i loro alti e bassi in fatto di vendite. E proprio per questo il lavoro risultando così personale è ancora più bello e godibile, inciso per vera passione e non per mero tornaconto economico.
Lavori di questo tipo danno un senso alle parole musica e poesia.

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