Tornano i Warrant e con loro tutta una serie di successi discografici, milioni di album venduti in tutto il mondo, dischi storici (su tutti, ovviamente, il pluridecorato “Cherry Pie”) e, soprattutto, il caro vecchio hard rock di spiccata estrazione glam a cui i nostri, nei primi anni ’90, ci hanno tassativamente abituato.
Dopo l’inevitabile riassorbimento di due cavalli di razza come Joey Allen (chitarre) e Steven Sweet (batteria), i Warrant hanno sostituito il mitico Jani Lane con l’ex vocalist dei Black N’ Blue, Jaime St. James, mettendo subito mano ai brani che ora vediamo pubblicati su questo nuovo “Born Again”. Titolo, questo, quanto mai appropriato, visto che Erik e soci cercano spudoratamente di riportare in auge il vecchio stile rock della band, dopo le “sbandate” di alcuni lavori piuttosto controversi come quello del ’95, lo scialbo “Ultraphobic”. Messa in questi termini, i Warrant targati nuovo millennio riescono certamente a centrare l’obiettivo prefissato, andando a pubblicare una manciata di ottime rock song molto divertenti e piuttosto variegate.
Abbandonati (più o meno volutamente) i suoni laccati di fine anni ’80, i nostri ora spingono su quegli aspetti che più di tutti caratterizzano la loro proposta: refrain ad effetto e melodie memorabili. Molta cura, di fatti, viene riposta proprio nella ricerca spasmodica di soluzioni orecchiabili e piuttosto zuccherose, sintomo evidente di come i Warrant non abbiano perso i connotati di esponente di spicco del settore. Ascoltare il riff iniziale dell’opener “Devils Justice” è un po’ come tornare indietro nel tempo, a spasso tra rock, glam e street. Anche la successiva “Dirty Jack”, con i suoi rimandi alla scena hard rock sudista, sortisce lo stesso effetto, risultando al contempo uno dei migliori pezzi dell’intero disco. Disco, questo “Born Again”, che ci regala l’ennesima semi-ballad di classe, “Glimmer”, e che in un certo senso riappacifica la band con tutti quei fan che non avevano gradito la svolta “grunge” degli ultimi lavori in studio.
Non un capolavoro, non un nuovo “Cherry Pie” insomma, solo la certezza di non aver perduto per strada uno dei migliori esponenti dell’hard rock di ispirazione glam. E questo, per ora, francamente ci basta!

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