Nascono nel 2010 da alcuni giovani musicisti del Ferrarese, Italia. Qualcuno forse lo conoscerete già, per la sua militanza nel gruppo power Blackwings, ottimo gruppo nel suo genere, qualcun altro no. I Voodoo Highway però, nonostante la giovane età dei componenti, guardano al passato, indietro, molto indietro e precisamente sul finire degli anni settanta sfociando nei primissimi ottanta. I nostri, è proprio il caso di dirlo, devono avere abusato degli album di Deep Purple e Rainbow tanta è la fedeltà con cui hanno inciso questo primo album, dopo un EP di un annetto fa.
E’ l’essenzialità della proposta che colpisce, la registrazione retrò, o se vogliamo vintage come si dice oggi, o magari la grinta di un gruppo all’esordio che non sbaglia un colpo.
Graffianti e incisivi, rocker allo stato brado, questi sono i Voodoo Highway. La parte da padrona la fanno voce, chitarra e hammond, ossia Di Marco, Bizzarri e Duò. Di Marco urla con la sua possente voce granitica, Bizzarri macina gustosi riff e Duò intesse melodie di altri tempi col suo hammond. Non è certo l’originalità il punto di forza di questo <i>Broken Uncle’s Inn</i>, quanto piuttosto il gusto e la ricerca di un suono antico, la voglia di riportare alla ribalta il rock al suo stadio più originario. Quegli anni settanta in cui chitarra e hammond duellavano e rendevano la musica più dinamica.
E’ pertanto palese che i Voodoo Highway se ne freghino altamente delle mode, preferendo proporre musica che gli viene dal cuore, musica con cui sono cresciuti e che sentono loro. Musica forse dedicata a un pubblico più adulto, meno a uno giovane che magari non sa nemmeno chi siano i Deep Purple.
Un onesto album di sano rock vecchia scuola.

 

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