I Valiance sono un gruppo italiano attivo già dal 1994 e questo “Wayfaring” è il secondo loro
album che segue il debutto di due anni fa.
Il gruppo è tecnicamente preparato ed è influenzato essenzialmente dal power metal degli ultimi
quindici anni. Infatti in ogni brano è facilmente riconoscibile qualche passaggio ispirato ad un
gruppo piuttosto che ad un altro. Il cantante Carmine Gottardo risulta molto versatile e
interessante in alcuni brani mentre non proprio convincente in altri.
Decisamente ottime le prove dei due chitarristi Mario Esposito e Marco De Angelis, anche se non
dal punto di vista solistico in cui gli assoli sono piuttosto banali, capaci di creare degli ottimi
riff sorretti da delle onnipresenti tastiere ad opera del bravo Ciro Esposito, alle volte relegato
solo in secondo piano altre messo ottimamente in primo piano.
L’album in sè alterna momenti decisamente ben riusciti ad altri piuttosto trascurabili. Il brano forse più
riuscito dell’intero lotto è “The Secret (Melting Snow)” in cui tutto è reso alla perfezione,
in particolare quel velo di mistero che aleggia per tutto il pezzo nonostante sia un brano piuttosto
aggressivo ma nello stesso tempo sinfonico. A farla da padrone è il bellissimo e azzeccatisssimo ritornello.
Uno di quelli che senti una volta e ti ritrovi a canticchiare immediatamente.
Altro brano decisamente
ben riuscito è “Neverending Flame” con un connubbio perfetto tra chitarre e tastiere. Vengono inoltre
inseriti velati elementi di percussioni che gli conferiscono un certo effetto tribale molto efficace.
“Victim Of My Pride” è una traccia molto diretta, veloce e non eccessivamente aggressiva. Tengo a segnalare
questo brano in particolare per la presenza di un ritornello con dei cori che sembra sia stato scritto
dai Blind Guardian in persona, data la completa somiglianza con la musica del quartetto tedesco.
Un omaggio ben riuscito direi.
Nella successiva “Recall” il cantante richiama fortemente Tobias Sammet nel modo di cantare. Il brano è
un lentone efficace anche se non particolare che ricorda proprio i lenti di Sammet ma con una vena sinfonica
molto più accentuata. Il lento migliore è però sicuramente “Valiant Day” eseguito completamente acustico.
Un bel brano molto rilassante e sognante.

Purtroppo però i restanti brani non mi hanno minimamente colpito veramente poco efficaci e confusi. Se tutto
l’album avesse avuto brani come quelli che ho segnalato sarebbe stato veramente un bel disco.
La band ha dimostrato di saper scrivere degli ottimi pezzi quindi sono fiducioso in un netto miglioramento
per il futuro.
Nell’insieme risulta comunque soddisfacente.

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