Intervista Trivium – Paolo Gregoletto – 14/11/2008, Milano Palasharp

Intervisto nel freddissimo locale catering del Palasharp il giovane bassista dei Trivium, Paolo Gregoletto (classe 1985), che si rivela piuttosto acculturato e si esprime decisamente meglio dell’americano ventenne medio. Saranno le origini italiane!

Grazie di essere qui, stavi riposando?
No, no è da un po’ che sono sveglio.

Prima di tutto volevo chiederti come sta andando il tour.
Sta andando benissimo! Abbiamo finito la parte UK e ora siamo più o meno a metà della parte europea, ogni concerto sta andando alla grande. Credo che non solo ci siano un sacco di fan dei Trivium là fuori, ma anche molta gente nuova per noi, e ciò è sempre un buon segno, avere gente nuova dinanzi a cui suonare.

Certo. Quando si apre per grandi nomi tipo Slayer, è molto importante.
Sì, esatto. La cosa più importante per noi è suonare davanti a più persone nuove possibile. E’ l’unico modo per conquistare nuovi fan.

Assolutamente. E’ la vostra prima volta con gli Slayer?
Sì, è la prima volta che facciamo un tour intero con gli Slayer, abbiamo fatto forse qualche festival qua e là ma…. È molto figo!

Bene! Soddisfacente. Siete tutti molto giovani e avete già avuto successo praticamente dal vostro primo album direi….
C’è voluto molto lavoro, direi che praticamente appena emersi siamo finiti subito dappertutto ma ci stiamo mettendo molto tempo per costruire quel livello di rispetto, da non essere visti come un gruppo gonfiato, oppure la cosa del momento. Ci vuole tempo ma ci stiamo arrivando, lentamente, e credo che con questo disco, e facendo tour di questo tipo, stiamo dimostrando di essere veri e concreti.

Certo. A dirla tutta nel 2006 Metal Hammer vi ha incoronato migliore gruppo dal vivo. Una cosa importante.
Sì è stato un grande onore e credo sia ancora il nostro punto forte, l’esibizione dal vivo, anche se credo il nostro ultimo disco sia fantastico, comunque credo che dal vivo c’è qualche strano elemento… credo che con questo nuovo album ci siamo avvicinati quanto più possibile al mettere un suono live su una registrazione, senza registrare un concerto dal vivo. E’ proprio quell’energia, non so, quell’energia che noi diamo al pubblico e che loro ci restituiscono.

Wow. All’inizio a dire il vero facevate una musica un po’ diversa, più tipo Metalcore.
Penso che, da quando mi sono unito alla band, subito prima che incidessimo Ascendancy, da allora siamo tutti cresciuti come persone e come musicisti, scoprendo ciò che vogliamo essere. Sai com’è, oggi la gente si aspetta che le band sappiano chi sono da subito appena emergono. Cioè, io credo ci siano molti elementi dai primi dischi, che sono presenti in questo nuovo album. Abbiamo preso quello che abbiamo fatto, le cose migliori, e le abbiamo messe tutte dentro al nuovo album. Non abbiamo detto, “ah, quelli non siamo noi”, negando ciò che abbiamo prodotto. Siamo molto orgogliosi di ogni disco fatto e siamo cresciuti come persone – sai avevamo circa 18 anni quando abbiamo inciso Ascendancy. Chiunque sappia com’è e cosa vuole diventare a 18 anni, congratulazioni a lui, ma noi siamo cresciuti e adesso più che mai sappiamo cosa vogliamo che diventi la band, e come arrivare all’obiettivo.

Giusto, giusto. Che effetto ha avuto tutto questo successo veloce sulla vostra vita?
Non siamo diventati degli individui diversi a causa del successo. Anche perché, siamo esplosi da un giorno all’altro in UK ma non è successo né in Europa né in USA. Abbiamo ancora tanto terreno da coprire. Credo che abbiamo conquistato molto successo solo grazie al fatto di essere stati presi da un’etichetta, il che ci porta già una piccola percentuale di persone nel mondo, e fatto ciò, arrivati fino a qui possiamo dire che siamo fortunati, siamo fortunati ma abbiamo ancora così tanta strada da percorrere, non ci sentiamo mai del tipo “ah, siamo a posto, possiamo fermarci ormai”, sai, decisamente non abbiamo quel tipo di sensazione. Ci sentiamo di dover continuare a impegnarci ancora più a fondo, vogliamo di più, non più soldi, ma vogliamo vedere crescere questa band fino al suo pieno potenziale, crescere a diventare ciò che può essere.

Certo, ottimo. Quindi avete avuto più responso in Gran Bretagna, interessante, non negli USA come mi sarei aspettata.
Sì, assolutamente. E’ successo così. Ovviamente gli USA sono stati il primo posto dove abbiamo suonato, inizialmente subito fuori dalla porta di casa è dove abbiamo avuto il maggior successo, ma poi il Regno Unito in pochi mesi di nostra presenza ha letteralmente sgominato. E’ diventato il nostro più grande territorio, e ciò ci ha permesso di continuare a venire in Europa. Si faceva un tour in UK e poi ci si accodava al tour di qualcun altro in Europa oppure si faceva il nostro. Bellissimo.

Certo. Beh parliamo un po’ del nuovo album, Shogun. Perché avete deciso un motivo così orientale? Anche per la grafica?
Beh, la cosa principale è che, noi sapevamo cos’era il shogun, ma ciò che ha fatto partire l’idea è stato quando eravamo a Tokyo, Matt stava facendo una specie di tour da turista attraverso la città e abbiamo iniziato a parlarne sempre di più e qualcosa è scattato, tipo che poteva essere un bel titolo per un album e un concetto estetico figo per la grafica del disco.

Potresti spiegare ai lettori cos’è uno shogun?
Lo shogun era il militare più alto in grado ai tempi del feudalesimo giapponese, tipo il capo samurai. Semplicemente è una parola potente, e rappresentava così tanto in quella cultura, a quei tempi era un titolo così prestigioso da avere, che abbiamo pensato potesse associarsi bene all’epicità della musica che stavamo scrivendo . Avevamo bisogno di una sola parola, una cosa grandiosa, epica, e stranamente ha calzato. A volte il caso è il miglior modo di trovare idee, titoli…

Quindi non sarebbe giusto definirlo un Concept album.
No, anche se l’aspetto artistico punta in quella direzione, è soltanto estetica. Non è un Concept, tipo che dall’inizio alla fine persegue un concetto, ma in alcune canzoni ci sono dei temi giapponesi.

C’è anche della mitologia greca.
Sì esatto! Infatti, Matt non sta ripetendo le storie, bensì le usa come metafore, alludendo ad altre cose, usandole, il che è forte, prendere storie classiche e usarle in un modo del tutto nuovo.

Certo. Quindi diresti che state dando dei messaggi sociali? Critici?
A volte. Ci sono persone che ne traggono quello, ma con questo album vogliamo veramente stare lontani da qualsiasi messaggio diretto, lasciamo che la gente lo capisca dalla canzone senza dire loro “vuol dire questo” – lasciamo aperto [il significato].

Sì, lo fanno molto anche gli Iron Maiden.
Sì è figo.

Allora, Matt ha ripreso lo Scream, e alterna lo Scream alla voce pulita. Ho letto uno dei suoi commenti, anni fa, sul fatto che non amava i gruppi che urlano. E’ cambiato?
Beh, non avendolo avuto per un po’ di tempo e poi entrando in studio a comporre il nuovo album, facendo il demo, sentivamo che mancava qualcosa, e Travis ha suggerito che Matt riprendesse a cantare in Scream, e così facendo calzava perfettamente. La cosa importante è che non è stata una scelta cosciente, tipo “dobbiamo fare così per questa ragione”, [semplicemente] mancava e l’abbiamo reinserito e ha funzionato e da lì abbiamo anche ripreso dal vivo anche molte parti dove Matt urlava, quindi abbiamo chiuso il cerchio. È come dicevi tu prima, del fatto di essere una band diversa, nel periodo di Ascendancy siamo praticamente tornati indietro, ma allo stesso tempo la nostra musica ha progredito da Ascendancy in poi, quindi abbiamo chiuso il cerchio per certi versi. Siamo cresciuti, abbiamo ripreso le cose che avevamo azzeccato, e rifatte funzionare!

Sì. In effetti io ho anche The Crusade, che ricorda molto i Metallica, mentre Shogun no, affatto. Diresti che avete cambiato genere, che non siete più Thrashers, o non lo siete mai stati?
No, non mi sento di dire che abbiamo mai appartenuto a quel genere, perché, voglio dire, per me il Thrash sono gli Exodus, i Testament, è un’area di cui non facciamo parte. Ci sono senz’altro elementi della nostra musica che sono influenzati dal Thrash ma credo che a questo punto della storia del Metal sia molto difficile classificare le band. Per esempio prendi questo tour, ovviamente gli Slayer arrivano da quell’epoca, ma gruppi come noi, i Mastodon, gli Amon Amarth, condividiamo tutti elementi Metal, simili, ma allo stesso tempo siamo alle estremità opposte dello spettro. E’ questa la cosa incredibile del Metal oggi, che puoi avere 3 o 4 gruppi preferiti che sono totalmente diversi tra loro ma che condividono quella pesantezza che è il Metal.

Certo, certo, quindi voi non vi classificate sotto alcun genere.
No. Siamo un gruppo di Heavy Metal che ha influenze di varia natura, sia come stili di Metal sia fuori del Metal.

Forte. Quali stili fuori dal Metal?
Generi diversi per ognuno di noi. Per me, io amo il rock classico. Amo le melodie degli anni ’70, le migliori melodie, la musica meglio strutturata arriva dagli anni ’70. E credo che molti di noi nel gruppo condividiamo questo [amore].

Quindi siete influenzati dai Queen? Altri?
Tutto. Queen, Black Sabbath, Led Zeppelin. Soprattutto Black Sabbath e Led Zeppelin erano le band più pesanti dell’epoca, facevano roba totalmente fuori dagli schemi, in un periodo in cui ci si chiedeva “cos’è sta cosa?”. Mi piacerebbe poter tornare indietro [nel tempo] solo per vedere la reazione della gente quando sono uscite queste band, la gente probabilmente li odiava, riteneva maligna la loro musica.

Maligna, proprio! Certo. Oscura e bizzarra. Pensate di venire in Italia per qualcuno dei festival estivi?
Sì, credo che ci saremo. Non sono sicuro quale, ma il nostro piano è di fare una scappata a giugno, in mezzo tra Giappone e Australia, prima, e un tour negli Stati Uniti poi, quindi lo inseriremo in mezzo.

Siete molto occupati!
Siamo letteralmente occupati da gennaio fino a Natale prossimo.

Wow. E sarete di spalla ad altri?

Bene, ti rivedrò allora quest’estate!
Figo!

Un’ultima domanda: sei contento di Obama?
Sì, certo! Ho potuto votare in anticipo prima che partissimo per il tour. Non sapevo che facevano votare prima ma è successo per fortuna, ho avuto la mia occasione finalmente di votare, e la mia persona ha vinto, quindi bene! [sorride]

Ottimo. E come si sente l’America oggi?
Il problema è che non sono ancora tornato, così è forte, stiamo vivendo il momento da tutt’altra parte, e tutti qui sono contenti, mentre a casa ci saranno senz’altro pareri discordanti. Ma dai, bisogna provare la novità, cambiare, e alla peggio tra 4 anni si cambia ancora.

Vero. Qui in Europa siamo tutti entusiasti.
E’ molto bello ciò che sta capitando qui, in Europa, era da troppo tempo che alla gente non piacevano più gli Stati Uniti, quindi…

Sì, Bush non era popolare.
Sì amavano la nazione ma non lui.

Esatto. Allora, c’è qualcosa che vuoi dire ai fans?
Grazie per il vostro continuo supporto in Italia, che sta continuando ad aumentare per noi, grazie per aver comprato il nuovo album se lo avete fatto, e altrimenti andate su Internet e assaggiatelo, e se vi piace prendetene una copia!

Grazie a Paolo, il nostro italiano dei Trivium.
[ridiamo]

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