I Threshold ormai da alcuni anni sono diventati sinonimo di qualità, e questo nuovo lavoro in studio non è da meno. Infatti il gruppo ha raggiunto ormai una maturità compositiva ed esecutiva veramente notevole: grande grinta ed aggressività unite con buon gusto alle partiture “impegnate” del prog, lato quest’ultimo che però è sempre in secondo piano. Infatti la dose massiccia di chtarre fa si che il sound generale rimanga quasi prettamente metal.
I Threshold evitano lunghissimi e, a volte, noiosissimi dilungamenti per mantenere un livello di acolto un po’ più compatto e diretto, nonostante brani come “Mission Profile”, “Ground Control” e “The Art Of Reason” non possano certo definirsi brevi. Ma la forte preponderanza di una struttura metal fa si che le canzoni fuggano durante l’ascolto. E per dei brani lunghi il non rendersi conto che è già finito è certamente un vantaggio.
Le vostre orecchie resteranno quindi incollate ai vostri auricolari e, ne sono certo, riascolterete con piacere le nove tracce contenute in questo dischetto.
In questo modo avrete la possibilità di godere appieno dei bellissimi riff e dei veloci e puliti soli delle due asce Karl Groom e Nick Midson; avrei preferito sentire un pò di più le tastiera del bravissimo Richard West, ma per il sound dei Threshold sono ottimamente inserite. Sempre precisa ed efficace è inolte la sezione ritmica composta da Anderson (basso) e James (batteria).

Fin qui sembrerebbe un piccolo capolavoro questo “Subsurface”, ed in effetti di un grande lavoro si tratta. Però il problema a mio avviso è che ormai i Threshold si siano un po’ “seduti sugli allori” mantenendo in parte troppo statico il loro sound e mantenendo la struttura delle canzoni pressochè invariata. Direi che qualche sperimentazione in più gioverebbe ad una maggior freschezza compositiva.
Ma valutando cmplessivamente questo nuovo lavoro non si può che rimanere più che soddisfatti.

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