Nati dalle ceneri dei Browbeat, questi Modern Age Slavery sono una delle realtà italiane più interessanti che sono emerse in questo ultimo periodo. Mi è capitato da poco di leggere una loro intervista in una rivista metal, e mi avevano incuriosito davvero molto. Dalle loro parole trasuda una voglia grandissima di farsi sentire e farsi notare, facendo tutto quello che è nelle proprie possibilità per suonare senza fronzoli e risultare convincenti ed estremi al punto giusto. La passione per l’hardcore e il death metal che unisce i cinque ragazzi emiliani si sente, e molto, nei solchi delle tracce di questo lodevole esordio, “Damned To Blindness”. Bellissimo il titolo, di sicuro impatto e davvero estrema la copertina, vedere per credere.
Per quanto riguarda la musica, quello che ci giunge alle orecchie è un cattivissimo miscuglio di suoni estremi, pregni di death metal di sponda svedese soprattutto, di brutal tecnico, ma conditi anche di numerosi stacchi più hardcore – oriented che rendono ancora più letali le diverse tracks. Dopo una pacata intro dai suoni calmi, ci accoglie la prima song, che parte come un treno con un velocissimo ritmo in blastbeat cha fa male come una legnata sui denti. Tempi di chiara derivazione brutal death, con qualche tocco più moderno, debitore di gruppi come i Meshuggah, specialmente per la tecnica elevata che dispone il combo nostrano. Condivido la scelta di non prolungare troppo la durata delle canzoni, in modo da non renderle troppo stiracchiate e alla lunga noiose, vista anche la scarsa immediatezza del genere proposto.
Pochissimi anche i momenti meno tirati, “Drop By Drop” ha una parte iniziale più lenta, in up-tempo, molto marziale, o “The Sublime Decadence Of An Era”, che fa del mid-tempo il suo punto di forza. Ma in generale non si assiste a nessuna caduta di tono, tutto è sparato a mille tanto che arrivare alla fine dell’ascolto senza un cedimento o un sussulto è davvero un’impresa. Altro aspetto davvero positivo è il suono delle chitarra, chirurgico al punto giusto, che in alcuni frangenti richiama i già nominati Meshuggah e contribuisce all’ottima riuscita del disco. Insomma, applausi. Bravi, bravi e ancora bravi. Non è per niente facile riuscire a comporre un disco di modern brutal death di questa caratura, ma i Modern Age Slavery ci sono riusciti. E Bene. Chapeau.

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