Ne é passato di tempo dall’ultima fatica dei Terror 2000, progetto parallelo di Bjorn”Speed”Strid e Klas Ideberg rispettivamente cantante dei Soilwork e chitarrista di Darkane e The Defaced, dal titolo “Faster Disaster”. Una mazzata di violento e veloce thrash metal, come non se ne sentiva da tempo, ben distante da quanto suonato nelle bands originarie dei due artisti. A tre anni di distanza, l’ensemble svedese si ripresenta ai nostri padiglioni auricolari con un nuovo album dal titolo “Terror For Sale”, e di tutto mi sarei potuto aspettare tranne che potessero spingersi ben oltre i limiti. Sia chiara una cosa: rispetto a “Faster Disaster”, il loro stile non è cambiato più di tanto: Thrash metal a metà strada tra la scuola tedesca (Kreator periodo “Pleasure to Kill”) e quell’americana (i primi Dark Angel sono il punto di riferimento principale), impreziosito da riffs di chitarra figli di quel rock’n roll grezzo e bastardo che solo i Motorhead sono in grado di concepire.
Solamente che questa volta le canzoni sono ancora più veloci e schizofreniche; avete capito bene, la voglia di prendersi sul serio è venuta meno e non solo a livello di liriche (il testo dell’opener “Five Star Prison” è quanto di più delirante sia mai stato scritto); canzoni come “Flesh Fever Fiesta” “Cheap Thrills” e “Liquor Saved Me From Sports” sono delle autentiche lattine di birra, piena ovviamente, lanciate in pieno viso a 200 Km/h oppure “Wrath of the Cookie Monster” (narra la storia di un ragazzino che pur di raggiungere il tanto agognato successo comincia a rubare riffs dagli At The Gates spacciandoli per pezzi propri), una scheggia impazzita che lascerà l’ascoltatore senza fiato e brandelli umani sotto il palco. Per non parlare poi della performance vocale di Bjorn Strid, capace di passare con una facilità disarmante da vocalizzi growl ad acuti degni del miglior Rob Halford (Blasfemo!! NdVB), passando per coretti psicopatici come nella già citata “Flesh Fever Fiesta” e “King Kong Song”. Da notare la presenza di svariati ospiti tra cui l’ex Soilwork Henry Ranta e la moglie del cantante Nanami Strid che “duetta” col marito nella conclusiva “Bloody Blues Blaster”, un po’ come Albano e Romina. Personalmente non ho mai sentito nulla di simile in campo thrash da quando mi era capitato tra la mani il grande “Speak English or Die” degli S.O.D. Cos’altro dire se non consigliarvi di andare di corsa a comprare questo disco?

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