Stramba quasi quanto il loro monicker è la proposta musicale dei polacchi StrommoussHeld, un intruglio di industrial alla In Slaughter Nativies farcito a tratti da suoni dark-ambient ed a tratti da melodie apocalittiche, passando per ritmiche quasi techno e gabber. Tutto ciò che ho ascoltato in “Behind The Curtain”, è proprio il caso di dirlo, non ha quasi nulla a che vedere con l’heavy metal e, se è vero che dopo aver letto ciò molti di voi interromperanno la lettura di questa recensione, è anche vero che questo disco ha delle canzoni e degli spunti interessanti (ed altre meno).
A dire il vero, una buona metà del disco riesce davvero a tenere l’ascoltatore attento affinchè percepisca la miriade di suoni proposti, ma è anche vero che spesso, questa miriade di suoni, sfocia in vera e propria cacofonia; vuoi forse per la produzione non adatta in certi casi, vuoi per errori di programmazione (perchè è bene dirlo, quasi tutto è prodotto da electronics, samplers, sequencers e drum machines) alcune canzoni sono state parecchio rovinate ingenuamente.
Dopo una breve intro veniamo letteralmente colpiti in pieno volto da “La Masquerade”, a mio avviso la canzone più riuscita del lotto (forse perchè è la più “metallica” di tutte). Sette minuti che spaziano dall’industrial più freddo ed agghiacciante, sorretti da una drum machine programmata su tempi disumani (quasi sulla gabber), sette minuti durante i quali è un cantato diabolico e perverso prettamente black metal style a farci accapponare la pelle insieme a delle aperture melodiche non indifferenti.
Successivamente compare “Faust’s Dreams” e, purtroppo, placa tutto il mio entusiasmo perchè risulta essere troppo banale, piatta e prolissa. Un breve interludio assai carino ci introduce alla seguente “Materia Of Depression”, e per fortuna risolleva la qualità dell’album. Aprendosi in maniera dolce e fredda su coordinate dark-ambient (a tratti ricordando i grandiosi Raison D’Etre) lascia con delicatezza lo spazio a chitarre e suoni vari, sorretti da un cantato prima ombroso, poi diabolico, farcito da cori alquanto oscuri per poi dissolversi con un gran finale.
Ci si avvicina sempre più alla fine ed è una lunga canzone prettamente industrial con spruzzate dark-ambient qua e là e parlato in sottofondo, riuscendo sì ad attrarre l’ascoltatore ma anche a stufarlo data l’eccessiva prolissità. Stesso discorso vale per “Restless Soul”, che nei suoi lunghi 14 minuti di durata cerca di alternare le parti più dirette e violente (a mio avviso le parti migliori) a quelle più quiete e dark.
La conclusiva “Solar Scream” apre barlumi di speranza dato che risulta essere quella che si sposta su coordinate diverse dal solito. Tempi lenti e cadenzati ed una maggiore ricercatezza della melodia. Nulla di estremamente diverso…però dopo cotanta violenza sonora serve riposo ad udito e mente.
Per me è difficile giudicare un disco del genere; primo perchè esce un po’ fuori dagli schemi, secondo perchè non lo fa nel migliore dei modi, terzo perchè si tratta di un gruppo che ha comunque delle idee …. non da partorire ma da lasciar crescere (nel migliore dei modi spero).

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