Ogni tanto capitano degli album di perfetti sconosciuti che ti incuriosiscono per gli ospiti invitati a suonare nei loro album. Questo è proprio il caso di “Emotional Creatures”, parte uno, di Steve Thorne in cui troviamo artisti del calibro di Tony Levin e Geoff Downes.
La musica proposta è un Prog Rock di discreta fattura, molto più orientato al Rock che alle sperimentazioni per essere onesti. non troviamo quindi particolari innovazioni, nessuna voglia di stupire ma troviamo solo undici brani molto intimisti e personali, nettamente atmosferici e d’effetto. Niente brani rocciosi ma anzi tutto l’opposto, soft e morbidi in tema con i testi, con un leggero effetto psichedelico che ci sta sempre bene, come in “Every Seconds Count” dal forte sapore pink-floydiano.
Thorne si dimostra un buon cantante, pur se piuttosto monocorde, non troppo espressivo, rendendo quindi il cantato alquanto statico. Ciò potrebbe essere un difetto, e in linea generale lo è, ma essendo anche la musica sulla stessa lunghezza d’onda l’insieme è comunque riuscito.
Certo, non ho trovato brani che si elevino rispetto agli altri, rimaniamo sempre su una sufficienza che non va oltre. Forse “Last Time” riesce a catturare un tantino di più, dovuto magari a una più ricercata dinamicità musicale e con un bel guerreggiare dell’organo di Downes con le chitarre di Throne, ma anche “Gone”, la radiofonica “Julia”.
Steve Thorne ci presenta in linea di massima una musica da cantastorie popolare, viste anche le tematiche dell’album: dalla patriottica “God Bless America” alla sdolcinata “Julia”.

Insomma “Emotional Cretures” è un album abbastanza triste e malinconico, particolarmente indicato per i momenti più riflessivi della propria giornata.
E’ un album quindi che può piacere ad un pubblico musicale piuttosto eterogeneo, data l’alta possibilità di passaggi radiofonici.

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