Death metal grondante fascino underground ma espresso in maniera troppo approssimativa e, talvolta, altrettanto imprecisa. Sono queste, purtroppo per le band protagoniste del prodotto e per le forze da esse impiegate, le coordinate principali di “Inheritance Of The Wicked Empire”, split CD lanciato dall’ottima Eyes Of The Dead Production. L’uscita in questione, sottolineando la lodevole politica di supporto al sottobosco estremo priorità dell’etichetta, riunisce in un’unico disco due giovani e poco conosciute band come i polacchi Soulless e gli italiani Exsecrator.

La prima band, senza ogni dubbio quella che affonda definitivamente il livello mai impressionante del disco, ripropone qui l’EP “Peri Psyches”. La proposta dei quattro polacchi si assesta su un death metal che, nell’intenzione di voler sembrare sporco e cattivo a tutti i costi, diventa di un’imbarazzante sufficienza e mediocrià. Pur lasciando da parte le chiare difficoltà di produzione, che accomunano gran parte delle uscite low-budget, ciò che sembra mancare alla giovane band sono idee e basi tecniche che valorizzino il poco a disposizione, permettendo di emergere e farsi apprezzare. Citare più o meno palesemente Slayer più aggressivi e Decide meno riusciti, dimostrando di non saper emulare questi ultimi neanche nella bruttissima cover di “Lunatic of God’s Creation”, non è la strada per farsi valere come hanno fatto connazionali del calibro di Vader e Decapitated. Proposta scadente, coordinazione tra gli elementi talvolta pari a zero e nient’altro; da revisionare.

Discorso alquanto differente per gli Exsecrator e per il loro “Vehemence Of Human Displeasure”. I tre brani proposti, pur non toccando mai picchi vertiginosi ed essendo non poco sminuito da suoni ovattati ed impastati, mostrano quantomeno un minimo di idee positive che rendono dignità e senso compiuto al lavoro. Le composizioni, ancora acerbe suprattutto nei particolari come assoli e cambi di tema, mostrano uno scheletro di idee comunque apprezzabile, che affonda le proprie radici soprattutto in band come Suffocation e Cryptopsy, da cui ripartire, con mezzi e maturità maggiormente raffinati, per sperare in qualcosa che dia soddisfazioni in futuro.

Un disco da supportare per lo spirito con cui è stato realizzato e che, con ogni probabilità, eserciterà non poco fascino sui fruitori incondizionati di underground estremo. Per tutti gli altri, data la natura eccessivamente grezza, essenziale e spesso poco professionale di gran parte della proposta, si consiglia di virare altrove.

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