Gli Ship Of Fools, al contrario di quanto si possa pensare, non sono un gruppo nuovo; infatti il loro primo album risale al 1993, mentre il secondo al 1994. Ora a distanza di otto anni dai loro primi lavori esce questa raccolta intitolata “Let’s Get This Mother Outta Here” pubblicata dalla Peaceville. Il gruppo non è decisamente conosciuto e questo è un vero e proprio peccato poiché è un gruppo decisamente originale e folle. Si assolutamente folle! Innanzitutto perché i brani da loro proposti sono esclusivamente strumentali, e questo fa si che il pubblico a cui è rivolto sia già di per sè ristretto, e di difficile assimilazione, il che restringe ancora di più il campo di acquisizione di ascoltatori.
Onestamente è difficile per me citare una qualche canzone di spicco dato l’alto valore di ogni singolo brano; nonostante sia una raccolta i pezzi sono amalgamati alla perfezione e proseguono in modo tanto lineare da sembrare un unico lavoro e non tante canzoni prese da vari album e raccolte in un unico cd. Spero che stiate leggendo tutta la recensione, e non solo le voci genere e voto, perché anche se ho scritto Rock Strumentale, per dover orientare in qualche modo il lettore, capirete meglio il “genere” proposto da questi cinque strumentisti proseguendo nella lettura.
La band in linea di massima fa letteralmente ciò che vuole; non è rinchiusa in un genere in cui restare ancorati e seguirne tutti gli schemi. Suonano molto psichedelico, i riferimenti ai Pink Floyd più pazzi non sono casuali, ed a tratti quasi allucinogeni, d’altronde un pezzo intitolato “L=SD²” dovrebbe farvi riflettere su cosa suoni il gruppo…
Ad ogni canzone è stato assegnato un titolo in modo impeccabile. L’iniziale “Diesel Spaceship” apre molto pink floydiana per proseguire su territori molto
futuristici, direi spaziali con tastiere sempre molto presenti mentre le chitarre danno quel tanto che basta di agressività al pezzo seguito dalla brevissima, praticamente un intermezzo, “L=SD²”. La successiva “Where Is Here” farà viaggiare la vostra mente in mondi sconosciuti senza assumere nessuna sostanza. Arriva subito il riposo dopo cotanto viaggio con “”First Light” in cui si esplorano territori New Age con delle rilassantissime tastiere e in sottofondo flauti,
acqua che scorre e canto di uccelli. La musica viene poi movimentata tornando al periodo Hippy e sontuose orchestrazioni. La New Age viene ripresa nella successiva “In The Wake Of” che ci fa viaggiare in paesi lontani; musica orientaleggiante con l’inserimento di diversi strumenti etnici con un ottimo lavoro delle
chitarre che rendono il tutto più duro. In assoluto la canzone più variegata dell’intero disco. Fortemente ispirata ai primi Pink Floyd è la successiva sesta traccia “From Time” con futuristici inserti di chitarra e tastiere e con degli ottimi spunti progressive rock. Proseguiamo il nostro viaggio nel pazzo mondo degli Ship Of Fools con “Passage By Night” in cui il tema predominante sembra essere il mistero creato con sapiente maestria dalle tastiere e con pezzi di chitarra a mio avviso molto satrianeschi.
Il viaggio ci porta fino alle Ande con la splendida “Western Lands” in cui i flauti vengono messi in primo piano per ricreare le sonorità tipiche della musica etnica andina e nell’America abitata dagli Indiani. La conclusiva “Guidance Is Internal” è fortemente influenzata dall’elettronica con granitici riff di chitarra e tastiere vagamente Cyber, se mi passate il termine.
In conclusione un lavoro assolutamente imperdibile per chi adora la musica libera dagli schemi, ispirata dai Pink Floyd, con forti influenze di New Age e rock futuristico. Musica per far viaggiare la propria mente magari ascoltandola al buio per godere di tutte le mille sfaccettature create da questi cinque folli inglesi. La loro musica mi ha fatto venire in mente messaggi di fratellanza e di unione tra i popoli tante e tali sono i momenti etnici di vari luoghi, con effetti di strumenti tipici del passato, oltre all’amore per la natura con inserti tipici New Age e con uno sguardo al futuro con l’utilizzo di passaggi elettronici.

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