Ci sono delle band che, abituate o costrette all’underground, fanno di necessità virtù e riescono a trasformare una condizione che per altri sarebbe scomoda in un’arma per impreziosire la propria proposta musicale. E’ questo il caso dei Resurrecturis, death metal band marchigiana attiva dal lontano 1991. Il loro lavoro, il cui strano titolo è ispirato ad un horror movie statunitense, era già stato autoprodotto nell’ottobre del 2003 ma solo ora, grazie all’ausilio dell’etichetta spagnola Mondongo Canibale, ha potuto ricevere il supporto e la distribuzione meritata.

L’accento posto nell’introduzione della recensione sulla natura puramente underground della band non è pura retorica, bensì uno strumento fondamentale per inquadrare al meglio il sound della formazione fondata da Carlo Strappa. Solo con queste premesse infatti, in un periodo caratterizzato da produzioni pompate e curate nei minimi particolari, si può apprezzare al meglio un disco come quello oggetto della recensione. I suoni grezzi e i volumi un pò sbilanciati sono elementi propri della natura del disco che senza di essi avrebbe perso parte del fascino che lo caratterizza.
Parlando del lato prettamente musicale i Resurrecturis propongono un death metal molto aggressivo e abbastanza tecnico, che fa della varietà di soluzioni la propria punta di diamante. Nell’arco dell’album, infatti, la band si diverte a sfoderare con successo un feeling versatile ed originale. Si parte con la violenta opener, passando per i momenti più classici di “The Hate”, quelli ipnotici e folli di “Inversion-Perversion” per poi congedarsi “I Corpi Privi Di Vita”, tracks dall’anima brutal che viene ancor più accentuata dalle italianissime liriche da obitorio. Tra growl e riff al cardiopalma c’è anche spazio per una leggera vena melodica rappresentata dalle clean vocals adottate da Ivan Di Marco in “Inversion-Perversion” e “Living Reification”.

Un buon disco, dunque, che ci auguriamo serva da riscatto per una band meritevole che con la passione e l’amore per la musica è riuscita paziente, all’oscuro, a crearsi una carriera decennale caratterizzata da sacrifici e indesiderati incidenti di percorso.
Nella corsa alla mediocrità che attanaglia gran parte degli esponenti del metal estremo attuale ci piace osservare prodotti validi come quello dei Resurrecturis, da segnalare e guardare con rispetto.

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