Si chiamano Relapsed, ma potreste averli già incontrati con i due nomi usati precedentemente, C.I.T.A. (Caught In The Act) accantonato per motivi legali nel 1998 e Guild Of Ages mantenuto fino allo scioglimento del 2001. I fratelli Marone e Danny Martinez, insieme a Brian Mesa che aveva sostituito Antony Trujillo nel 2004, tornano a calcare le scene con un nome che curiosamente si rifà alle origini (il debutto si intolava per l’appunto “Relapse Of Reason”) ma che intende sottolineare la loro passione innata e che mai potrà essere sopita per queste sonorità (Relapsed, per chi non lo sapesse, significa “riammalatosi”, “ricaduto”).

Disgraziatamente “Into A Former State” è un lavoro riuscito solo a tratti e caratterizzato da una produzione (ad opera di Ian Gilchrist) francamente troppo piatta per incidere positivamente sulla riuscita finale del disco. Convincenti i brani iniziali, con una spigliata “End Of The Line”, con il chorus immediato di “Undone” e il basso incalzante e accattivante di “Welcome To My Life”, l’entusiasmo si spegne infatti progressivamente durante l’ascolto del disco, senza che si oltrepassi mai la barriera della sufficienza e della decenza, sia chiaro, ma anche senza che ci venga regalata quella traccia o quel momento esaltante che il gruppo ha dimostrato ampiamente in passato di essere in grado di partorire. “Mercy Pays The Debt” (le cui strofe alle mie orecchie hanno richiamato un vecchio brano di Ozzy), “Generation”, la cover dei Queen “I Want It All” e un po’ tutte le altre sono così tutte tracce gradevoli ma che girano a basso regime e stentano dannatamente a decollare, lasciando alla fine della fiera un senso di delusione e di occasione mancata.

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