Nel 2001 “Mutter” aveva rappresentato una svolta per il sestetto berlinese. Un album in cui, finalmente, veniva ad emergere quell’omogeneità qualitativa tra le tracks che era sempre stata vista come una carenza della band. Un capolavoro che ha portato un gran numero di nuovi fan, moltiplicandoo perciò le attese attorno all’ultima fatica di Lindemann e soci, attesi da una dura prova: riuscire a bissarne il successo.

Partiamo subito col dire che la prova è stata superata in pieno con una risposta di un cinismo a dir poco disarmante in perfetto stile Rammstein. Quello stile che gli permette di colpire l’ascoltatore con le stesse armi usate nel sopra citato “Mutter”, usandole però in modo differente. Non vi è stato, infatti, alcuna rivoluzione stilistica….ma i temi del disco sono fedelmente ripresi da dove <> aveva interrotto. Con questo non venga inteso che il suddetto album sia una mera riproposizione di ciò che la band ha già offerto in passato, ma un’efficace epigono che mixa il tutto in una chiave diversa.

Ma passiamo a scorrere la tracklist premettendo che, ogni singolo episodio va inquadrato nel contesto dell’album e difficilmente può essere isolato dallo stesso… un puzzle di brani che si incastrano perfettamente l’uno all’altro. Si parte con la title-track “Reise, Reise”, track sinfonica tutta retta sulla maestosità delle tastiere e sulle qualità vocali del singer Till Lindemann che la fa da padrone; ottimo biglietto da visita. Segue il primo singolo estratto dall’album “Mein Teil”, track molto più potente ed aggressiva della precedente che con “Dalai Lama” (costruita più o meno sullo stesso stile) fa da antifona a quella cannonata che prende il nome di “Keine Lust”. Il brano risulterà ottimo in chiave live per la sovrapposizione dei pesantissimi riff stile “Du Hast” al maestoso chorus facilmente assimilabile. Bella anche “Amerika”, secondo singolo estratto dall’album, che dal punto di vista lirico ci propone dei Rammstein socialmente impegnati…leggere
per credere. Ma il capolavoro nel capolavoro è senza ombra di dubbio “Moskau”. Chitarre lontane e una delicata female vocal ci introducono al brano; emozionante ed imprevedibile il continuo incrociarsi delle voci Russe e Tedesche coadiuvate da una fisarmonica che contribuisce a creare un’atmosfera inspiegabile. La tipica track per cui ogni descrizione sarebbe inadeguata e restrittiva. Il disco giunge al termine accompagnando letteralmente all’uscita chi lo ascolta con l’intensità dei riff che si va affievolendo a favore delle melodie malate di pezzi come “Stein um Stein” o dell’originale ballad “Ohne dich”. Unico neo quella “Morgenstern” che nonostante ripetuti ascolti non riesce mai a convincere sembrando quasi una forzatura …perdonabile, guardando il resto!

So che molti storceranno il naso davanti alle parole d’elogio della recensione ma siamo al cospetto di un autentico capolavoro che ci consegna una band matura e non meritevole di giudizi che prescindono da un attento ascolto; consigliato sia chi si accosta alla band per la prima volta che ai fan di sempre. I Rammstein sono tornati e lo hanno fatto nel loro stile …. Mein Herz Brennt!

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