Devastazione, furia, parossismo, follia, ma anche intelligenza, sensibilità, cinismo.
Il secondo parto dei sei britannici, al secolo Raging Speedhorn, è la somma di ognuna di queste caratteristiche con in più un’eccezionale capacità nel fondere schegge di estremo di diversissima estrazione.
“We Will Be Dead Tomorrow” non è soltanto un platter di harcore moderno eseguito con ferocia e precisione, contiene derive di thrash metal care ai Sepultura pre-roots , ha in sé il groove omicida dei Pantera e dei Machine Head, amalgama porzioni di sludge e doom tanto opprimenti da evocare i fantasmi dell’oppio ingoiato dai Bongzilla e dagli Iron Monkey.
I Raging Speedhorn riescono ad essere emozionali come solo i gruppi hardcore sanno essere pur muovendosi in territori aspri e fangosi (“Fuck The Voodooman” suona come qualcosa vicino ad un amplesso tra Kanhate e Biohazard).
Forse solo certe splendide realtà (purtroppo quasi sconosciute) quali i Soilent Green o i Burnt By The Sun sono riuscite, negli ultimi anni, sì a stordire con sferzate di violenza inusitata, ma anche a far riflettere e trasmettere sensazioni.
Lo spleen, il degrado e la rabbia dei ghetti Inglesi ci viene lanciato addosso con un rancore che fa male nel profondo, che turba e lascia interdetti, che stimola a reagire e destabilizza: lo spirito dei Black Flag rinasce tra le note impazzite di “Chronic Youth” e “The Hate Song”, diventa padrone di un nuovo movimento di ribellione sempre più concreto e pericoloso.
Stupiscono fino alla fine, i 6 di Corby, utilizzano due cantanti che si alternano tra rantoli catacombali e urla lancinanti, creano un muro sonico di clamorosa solidità pur non rallentando mai troppo il tiro anche nella parti più claustrofobiche (“Ride With The Devil”).
Consigliato agli amanti dell’estremo intelligente, a chi odia l’immobilismo e la staticità e ama essere colpito di sorpresa, anche se può essere doloroso.

Vincenzo “Third Eye” Vaccarella

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