I Pyramaze nascono a cavallo tra il 2001 e il 2002 e nel giro di un paio d’anni circa riescono a pubblicare “Melancholy Beast” album che li vede debuttare all’interno della scena metal mondiale e che conferisce alla band un discreto successo e una certa notorietà. Ora, a distanza di pochi anni da quel debutto, i Pyramaze ritornano con un nuovo album intitolato “Legend of the bone carver” che si dimostra, fin dalle prime note dell’opener “The birth”, piuttosto interessante ed accattivante.

La proposta musicale della band è sempre il solito power metal che ormai costituisce un po’ la base musicale di moltissime realtà europee e non. Tuttavia ciò che colpisce è l’immediatezza dei brani proposti dal gruppo, che scorrono via senza nessun problema dimostrandosi freschi ed immediati. Le melodie dei Pyramaze si dimostrano sufficientemente variegate e brillanti da tenere viva l’attenzione dell’ascoltatore che rimane affascinato dalle soluzioni musicali che il combo propone all’interno delle sue composizioni. Ottima è la prova di tutti gli strumentisti che mai cercano di strafare e di mettere in mostra la propria tecnica: le linee melodiche dei brani non sono mai invasive, e strumenti come la tastiera prendono il sopravvento solo in determinati momenti sposandosi a meraviglia con le melodie create dagli altri ragazzi. Anche le linee vocali di Lance King si manifestano davvero interessanti e capaci di catturare l’attenzione soprattutto in brani come “What lies beyond” e nella successiva “Ancient worlds within” che unisce una doppia cassa piuttosto pimpante a ritmiche di chitarra virulente e massicce fino a risolversi in un arioso ritornello che farà la gioia degli amanti del power alla Helloween e alla Gamma Ray. Ma i Pyramaze sono anche capaci di schiacciare sull’acceleratore come dei forsennati e con la successiva “Souls in pain” si parte con una ritmica velocissima, smorzata quasi subito da un cambio tempo che trasforma il brano rendendolo più cadenzato e meno diretto. Come in ogni classico album che si rispetti arriva anche il momento del lento e “She who summoned me”, che vede tra l’altro il singer
Lance King duettare con la vocalist Christina Øberg, riempie l’aria con le sue delicate note per una ballad davvero emozionante e ben fatta. Escluso il brano “Red blood skyes” che sembra più che altro un lunghissimo intro in pieno stile Metalium, i restanti brani del disco seguono la stessa direzione musicale intrapresa dai precedenti pezzi per un finale davvero molto interessante.

In definitiva questi Pyramaze riescono a bissare il successo dell’album di debutto. “Legend of the bone carver” è un onestissimo album di power metal, ben prodotto e ben suonato. Nonostante la proposta musicale piuttosto scontata i Pyramaze riescono a comporre dieci brani che colpiscono dritti nel segno a dimostrazione che esistono ancora delle band capaci di rendersi interessanti suonando un genere che al giorno d’oggi non ha più davvero molto da dire. Consigliato.

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