Che mazzata ragazzi! Gli Overkill sono un caso piu’ unico che raro, la loro dedizione al thrash e’ pressoche’ totale, gli anni sono passati ma loro continuano a portare avanti il discorso intrapreso lustri addietro, ovviamente la qualita’ delle varie releases e’ altalenante, ma il periodo d’oro del gruppo newyorkese e’ uno dei piu’ fulgidi di quel movimento devastante e indimenticabile che fu il thrash metal.

Ingiustamente poco accreditati gli Overkill hanno un posto di riguardo nel panorama musicale della meta’ degli anni ottanta e inizio novanta, autori di dischi degni di essere messi al pari di mostri sacri dell’epoca, Metallica, Exodus, Anthrax, Testament, tutti nomi eccellenti in un movimento che diede un impulso incredibile alla musica dura di quel periodo. Gli Overkill furono autori di alcuni dischi indimenticabili: se il primo “Feel the fire” e’ il piu’ amato dai fan vecchio stampo e’ anche uno dei piu’ grezzi della loro discografia, diretto sfacciato e cattivissimo.
Cattiveria (musicale ovviamente) affinata, incanalata attraverso un percorso (segnato da dischi come “Taking Over” o “Under The Influence”) stilistico unico e riconoscibile. La voce al vetriolo di Ellsworth, il basso devastante di D.D. Verni ed uno dei chitarristi piu’ bravi ed influenti del perido come Gustafson, non potevano non dare alle stampe dei lavori di altissimo livello come e’ stato per “The Yars Of Decay”.

Come dicevo in apertura con una esclamazione eloquente, questo disco e’ una vera e propria “mazzata”, diretto come una motrice impazzita, gia’ l’opener “Time To Kill” e’ distruttiva, la successiva “Elimination” e’ addirittura uno degli episodi migliori nella ventennale carriera del combo guidato da Ellsworth e Verni, velocissima, cattiva e dal testo dissacrante. Un vero must per gli appassionati del thrash, soprattutto dal vivo dove gli Overkill hanno sempre dimostrato un’attitudine e una presenza scenica di tutto rispetto, pienamente in linea con lo spirito della vita on the road.
La loro interpretazione del thrash e’ semplice e diretta, la maggior parte dei brani e’ sparata in faccia all’ascoltatore senza avere troppe reticenze, brani come “E.N.D.” o “Birth Of Tension” (con una partitura di basso da infarto) sono veri e proprio anthem metallici, canti di battaglia di un gruppo che cavalca un motore ruggente invece che un destriero in carne ed ossa.
Gli Overkill pero’ trovano anche il modo per arricchire i loro dischi con momenti particolari e inusuali per il loro stile cosi aggressivo e veloce, in questo disco ce ne sono due, entrambi episodi assolutamente degni di nota, il primo e’ il mid tempo “Playing with spiders/Skullkrusher”, un brano quasi sabbatthiano nell’incedere, e comprensivo di una accelerazione degna del brano omonimo del seminale gruppo di Tony Iommi. Il secondo episodio inusuale e’ la title track con il suo inizio definito da un arpeggio di chitarra e da un crescendo emozionante e riuscitissimo.

Insomma questo e’ un disco che va custodito al fianco dei capolavori del genere, vicino a “Master Of Puppets”, “Bonded By Blood”, “Among The Living” e compagnia bella, un disco che non cessera’ mai di essere quello che e’, una pietra miliare del thrash.

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