Quando ho finito l’ascolto di questo album ho subito avuto conferma di una mia supposizione che trova regolarmente motivazioni. Non basta una super produzione o un super mix per rendere un prodotto superiore alla media. In questo caso abbiamo a che fare con gli Orghia, giovane formazione fiorentina di cinque elementi, che hanno pubblicato da poco il loro primo full-lenght, uscito per la Coprorecords-Casket quest’anno. La proposta musicale è il classico death metal svedese a tinte thrash. Nelle note di accompagnamento al cd, si viene a sapere che è stato prodotto e mixato da Klas Ideberg in Svezia. Questi è già stato impegnato con compagini più blasonate quali Darkane, Terror 2000 o Anche Soilwork, ma la prima cosa che mi è passata per la testa dopo aver ascoltato la prima song è stata: “Siamo sicuri che sia stato prodotto proprio così?” Mi spiego. Il problema di fondo di tutta l’opera è la scarsa qualità della proposta. E da qui si ha la risposta alla mia domanda. Dei suoni supersonici o un mixaggio perfetto non possono da soli salvare un lavoro di basso profilo. Punto. E mi dispiace dover dire queste cose, dato che il dischetto in questione ben si presentava, con una bella copertina con l’immagine di un elicottero da guerra americano, e l’ottima intro che lasciava presagire qualcosa di super. Ma la realtà è un altra. Un genere trito e ritrito, suonato nemmeno così bene, che pecca di personalità e compattezza. Nel mare, anzi, nell’oceano di nuove bands che stanno nascendo come funghi negli ultimi anni, le cose che servono per farsi notare sono sicuramente la grandissima capacità strumentale, ovviamente, ma anche una grande dose di umiltà, una personalità eccellente e quel po’ di fortuna necessaria a trovare un’adeguata distribuzione. Di tutte queste cose gli Orghia sembrano averne forse una sola, l’ultima, ma per il resto non mi sembra di poter dare una risposta positiva.
Non basta quindi pagare un super produttore, avere il disco pubblicizzato da Bruce Dickinson nella sua radio, o farsi dare i diritti delle immagini di copertina e del booklet dalla marina militare americana per essere “bravi”. Meglio restare coi piedi ben piantati per terra, rimboccarsi le maniche e cercare di impegnarsi al massimo e crescere musicalmente, per poter aspirare a qualcosa di più. Spero di potermi ricredere in un prossimo futuro, ma c’è da lavorare.

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