Ritornati sulle scene del thrash/speed mondiale nel 2004 (ma formati nel 1983), dopo l’eccellente “Killing Peace” del 2007, gli Onslaught escono con “Sounds Of Violence”, una nuova perla per la loro rispettabilissima discografia, fin troppo sottovalutata dai più.Contemporanei dei grandi del Thrash, questi trucidi britannici meriterebbero di diritto un posto accanto a band del calibro di Testament e Kreator, mentre purtroppo vengono visti più come un gruppo di supporto piuttosto che un headliner di trentennale esperienza.Quest’ultimo lavoro, che mi ha riportato alla mente da subito un sound che incrocia i sopracitati Testament con gli ultimi Slayer per un risultato assolutamente devastante riesce a riprendere in chiave più moderna l’essenza del thrash metal old school.A differenza del precedente “Killing Peace”, anch’esso ottimo e che ha dato vita ad una seconda giovinezza a questa band rimasta inattiva per ben tredici anni, su “Sounds Of Violence” prevale una sonorità più elaborata e di qualità superiore oltre ad un sound senza dubbio più massiccio e potente.Sin dall’opener “Born For War”, che ritengo una tra le migliori tracce dell’album, capiamo che la carica esplosiva contenuta nel disco è sostanziosa ed innescata, sostenuta da un piatto base di incessante doppio pedale, riff di chitarra taglienti come rasoi e Sy Keeler dietro il microfono che passa continuamente dal potente vocione alla Chuck Billy all’urlato tipico di Tom Araya.La title track parte con una voce “effettata” che ben presto torna alla normalità per sfociare in un ritornello che si stampa nella testa, seguita subito a ruota da un altro brano molto compatto che vede al fianco di Sy un ottima linea di backing vocals nel chorus.Altra caratteristica che rende questo album formidabile è il fatto che la band è riuscita ottimamente ad incidere brani di una durata media di circa cinque minuti variando continuamente ritmiche e linee melodiche senza mai ripetersi, rendendo così il risultato vario ma rimanendo comunque un massacro sonoro di altissima qualità.Altra traccia da contrassegnare come perfetta killing machina è la dinamica “Rest In Pieces”, un vero e proprio concentrato di adrenalina che si abbatte sull’ascoltatore e che prosegue con la successiva “Godhead”, senza dare un momento di tregua.Con “Antitheist” il sound si avvicina ancora ai cari vecchi Sodom, influenza anch’essa che si sente molto nella struttura compositiva anche se inglobata senza intaccare l’originalità della band nel creare i brani, molto gradevoli inoltre le linee melodiche oltre ai riff di chitarra che ancora una volta non deludono, centrando in pieno il significato della parola potenza.A chiudere l’album (escludendo l’intro e l’outro) troviamo, così come in apertura, un’altra bomba atomica in fase di esplosione che corrisponde al nome di “Suicideology”, veloce, incisivo, distruttivo.Che altro c’è da dire? E’ senza dubbio uno dei migliori album thrash degli ultimi anni, a mio avviso il migliore indiscusso del 2011 sino ad oggi, un vero e proprio acquisto obbligato per i fan del genere.Dopo un ritorno con i fiocchi con il predecessore di “Sounds Of Violence”, gli Onslaught riescono a superarsi ancora un volta sfornando nel 2011 (!) un disco originale che a parte l’ottima qualità audio potrebbe tranquillamente essere uscito negli anni ’80 per il suo fantastico stampo old school.Ottima anche la bonus track del cd, una “Bomber” che vede comparire anche Phil Campbell degli stessi Motorhead e Tom Angelripper dei Sodom, per una cover in perfetto stile Onslaught.Disco imperdibile che ha centrato in pieno il significato del thrash e con un titolo quanto mai azzeccato visto che stiamo parlando di pura violenza sonora pronta per la distruzione totale in sede live.Se fossi in voi non li perderei al Rock Hard Festival di Trezzo sull’Adda (MI), sarà un vero e proprio massacro!

A proposito dell'autore

Post correlati