Già ascoltati in occasione dell’ultima calata italiana degli olandesi Manticora in quel di Lu Monferrato (AL), gli Odd Dimension arrivano oggi al debutto su full lenght con il presente “Symmetrical”, lavoro di pregevolissimo progressive metal sulla scia di nomi quali Vision Divine e, in parte, Dream Theater. Inoltre gli alessandrini incorporano in lineup anche Federico Pennazzato e Gabriele Ciaccia, già in azione con i conterranei Secret Sphere e quindi nomi abbastanza rodati del panorama metal tricolore. Aggiungiamo al tutto che il mastering del disco è stato effettuato da Karl Gloom (Threshold) nei suoi studi inglesi e la curiosità nell’ascoltare l’operato di questi esordienti cresce parecchio.
Una volta entrati all’interno della dimensione dispari (questa la traduzione del nome del gruppo), si viene avvolti in una spirale dalla quale è difficile uscire: melodia, tecnica ed interpretazione si fondono per andare a creare un disco variegato e multicolore, ricco di emozioni differenti, ma ben collegate ed amalgamate. Se dal vivo non avevo personalmente avuto occasione di cogliere tutte le sfumature del loro sound, su disco è un’altra storia ed i Nostri possono dar prova di coesione e fantasia sfruttando le proprie abilità a piacimento.
Bisogna ammettere che l’approccio a “Symmetrical” non è semplice in quanto si tratta di un lavoro di soli 7 brani, ma con una durata media di 6 minuti e mezzo a canzone. La conseguenza è che ogni singolo pezzo del disco necessita strutture che non annoino l’ascoltatore, sfida non facile da vincere, ma dalla quale gli Odd Dimension escono a testa alta. Oltre a questo, i Nostri riescono anche a scrivere un piccolo gioiellino che risponde al nome di Another Shore, brano che incorpora anche suggestioni tipiche dei Dimmu Borgir di Death Cult Armageddon, quindi quelli più orchestrali ed epici. Ma sarebbe riduttivo citare soltanto questo pezzo, ed allora vengono a galla anche le iniziali Farewell To The Stars, track estremamente epica e convincente soprattutto nel finale, e Rising Through Light che ricorda certi Dream Theater, rivisti però attraverso un’ottica più personale.
Ecco, la parola d’ordine del quintetto alessandrino è personalità: un ventaglio di influenze ampio inglobato con intelligenza in un sound che mostra una maturità artistica già notevole. Ed allora diciamo pure che Scarlet Records ha fatto veramente un affare nel mettere sotto contratto questi ragazzi perché, se sapranno in futuro mantenere così alto il loro standard, ne vedremo veramente delle belle!

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