“Once I had a dream”… con queste parole la bella Tarja ci afferra per mano e ci conduce alla scoperta del nuovo nato in casa Nightwish, in altre parole “Once”, che proprio mentre sto scrivendo queste righe dovrebbe ormai spopolare sugli scaffali di tutto il mondo.
Erano ormai alcuni anni che aspettavo con ansia il ritorno sulle scene di Tuomas e soci e non vi dico l’emozione provata nel tenere tra le mani il nuovo lavoro della band finlandese. Tutto lascia sperare per il meglio a partire dalla confezione stessa del cd che risulta essere veramente stupenda ed evocativa.
Questa volta i Nightwish fanno le cose in grande: accompagnati addirittura da un’intera orchestra filarmonica il gruppo finlandese ci propone 11 canzoni splendide e melodiche, ognuna di loro è una piccola perla che brilla di luce propria e nonostante i numerosi ascolti, i brani non diventano mai monotoni e scontati come capitava con alcuni pezzi nei precedenti capitoli del gruppo finlandese. I Nightwish puntano maggiormente su un cambiamento dei suoni della chitarra che si avvicina a quelli utilizzati da Michael Romeo in “The Odyssey”, su ritmiche serrate e veloci che strizzano anche in questo caso l’occhiolino al panciuto chitarrista americano mentre Tarja in alcuni brani abbandona il cantato lirico a favore di un cantato più tipicamente metal-oriented. Tutto questo logicamente accompagnato dagli inserti tastieristici di Tuomas che come al solito sono un trade mark ormai ben conosciuto. È dunque con gran curiosità che inserisco “Once”nello stereo.. pochi secondi e un riff thrash pesantissimo infiamma le casse del mio impianto. Dopo alcuni momenti di sgomento mi accorgo che non ho sbagliato disco… i Nightwish hanno potenziato il loro sound in maniera impressionante: “Dark chest of wonder” attacca in maniera cruda e tagliente con un riff di chitarra durissimo che ne fa da colonna portante per poi evolversi in un ritornello più tipicamente power e maggiormente arioso; si prosegue alla grande con “Wish I had an angel”, forse la canzone più “particolare” che i Nightwish abbiano mai scritto: sono presenti infatti tutti gli standard che hanno reso famoso il gruppo, ma nel ritornello una cassa tipicamente disco accompagna gli altri strumenti rendendo quindi il pezzo molto commerciale e diverso dal solito.
Inserti tipicamente etnici in “Creek mary’s blood”, a mio avviso uno dei più bei pezzi dell’intero cd. Impreziosita dalla partecipazione di John Two-Hawks, indiano della tribù dei Lakota, questa canzone narra appunto il suicidio di massa degli indiani Lakota in guerra con l’esercito americano tra 700 e 800. Sensazionale è la parte finale in cui il nostro amico dalla pelle rossa accompagnato da strumenti a fiato tipici della sua tribù narra una poesia nel dialetto degli indiani d’america.
“Siren” vede Tarja protagonista indiscussa del pezzo, incredibile ammaliatrice che si culla su melodie ipnotiche e dal gusto tipicamente orientaleggiante. Con “Ghost love score” i Nightwish compongono uno dei più bei pezzi della loro carriera. Questa suite senza dubbio dai caratteri epici e maestosi è una sorta di mini colonna sonora, in cui la London Session Orchestra (protagonista tra l’altro della colonna sonora del Signore degli Anelli) svolge un ruolo fondamentale. Nell’arco di dieci minuti troviamo continui cambiamenti di direzione e di stile mentre la voce da soprano di Tarja è esaltata come non mai seguendo delle linee vocali molto ispirate. L’orchestra si cimenta in funamboliche partiture e passaggi tipicamente classici accompagnati dalla doppia cassa e dalle chitarre di Emppu. Da brivido sono i cori nella parte finale, che suggellano davvero la riuscita del pezzo.
“Kuolema Tekee Taiteilijan” è una semplicissima canzone in lingua finlandese dove le linee vocali sono accompagnate semplicemente da archi e da fiati mentre “High than hope” è la naturale conclusione di questo magnifico cd dove melodia, dolcezza e gran passione si fondono in una sola cosa.

La mia è logicamente una visione soggettiva di questo nuovo lavoro targato Nightwish e altro non potrebbe essere. I gusti musicali di ognuno di noi sono diversissimi e molto personali. “Once” a mio avviso è il più bel disco che i Nightwish abbiano mai scritto, completo e dotato di gran potenza e melodia senza sfociare mai nella banalità.
Non fatevelo scappare dunque, vale davvero la pena acquistarlo. Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare dalla suadente voce di Tarja e dalle note di Tuomas… vi condurranno verso luoghi sconosciuti e magnifici.

A proposito dell'autore

Post correlati