Per qualcuno sono dei perfetti sconosciuti; per altri invece sono fra i gruppi più sottovalutati della scena americana, capace di confezionare pezzi capolavoro come “Rock In america” o “Don’t Tell Me You Love Me”. Comunque la pensiate, e mi rivolgo a chi era presente al concerto evento di Journey-Foreigner e-appunto- Nightranger quì a Milano, sono pronto a scommettere che la band di Brad Gillis abbia guadagnato, con la sua prima esibizione in Italia, una caterva di nuovi fan. Difficile restare indifferenti davanti allo spirito travolgente e solare della band californiana, autrice di un hard rock radiofonico ma corposo, caratterizzato da un invidiabile gusto per la melodia e raffinate trame chitarristiche (non a caso alla chitarra c’è un certo Brad Gillis, ex Ozzy). Elemento non secondario è l’attitudine on stage ad alto tasso di coinvolgimento che non va mai a discapito dell’esecuzione e della tecnica, sempre di altissimo livello quando si parla di rock made in USA. Insomma, un provvidenziale raggio di sole (californiano, ovviamente)  di cui francamente si sentiva il bisogno, in tempi bui come questi! Prima dello show abbiamo incontrato il giovane e talentuoso chitarrista Joel Hoekstra, ultimo arrivato in casa Nightranger, che ci presenta il nuovo disco fresco di stampa intitolato, manco a dirlo, “Somewhere In California”.

Ciao Joel, benvenuto in Italia!
Grazie mille!

E’ il primo concerto dei Nightranger quì da noi, giusto?
Credo di sì, e credo che la band non suoni Europa dal 1983…

Sicuramente è il tuo primo show, dato che sei nella band dal…
2007, circa quattro anni…

..e avete un nuovo album, uscito pochi giorni fa…
Sì, si sintitola “Somewhere in California”, ed è uscito per il mercato europeo il 17 giugno…il titolo? Beh, Jack Blades, Brad Gillis e Kelly Keagy provengono tutti dalla California, io stesso ho vissuto per un pò di tempo a Los Angeles quando avevo diciannove anni ed anche il tastierista è originario di quelle parti. Qualcuno potrebbe pensare che il titolo si riferisca al sole della California o cose di questo tipo, ma non è così! Abbiamo scelto questo titolo semplicemente perchè ciascuno membro della band è il risultato di esperienze e posti differenti della California! E’ un disco che riporta i Nightranger alla loro dimensione migliore, con le chitarre armonizzate e i chorus potenti , insomma un classico dei Nightranger a tutti gli effetti! Il risultato è più che mai il prodotto di una vera band, si respirava la stessa atmosfera di quando suoni in cantina a sedici anni con il tuo primo gruppetto, hai presente no? Attacchi la chitarra al tuo amplificatore, tiri fuori un riff e tutti che ti seguono a ruota. Talvolta era Jack che se ne usciva con una melodia, oppure era Brad con un riff, abbiamo interagito come una vera band ed alla fine il processo compositivo si è rivelato molto divertente.

Hai preso parte attivamente al songwriting?
Sì, in un paio di canzoni e ho lavorato su altre tre-quattro assieme agli altri. Posso dirti che vederle nascere e prendere forma è stata una bella soddisfazione, per certi versi anche emozionante.

Parlaci del tuo stile, quali sono le tue principali influenze?
In termini di performance adoro l’energia sprigionata da un chitarrista come Angus Young e da tutti quelli che suonano in modo così intenso; per quanto riguarda gli assoli avendo studiato la eight finger tecnique da giovane sono molto influenzato dai “legato style players” alla Brett Garsed, poi ci sono i chitarristi melodici come Neal Schon e Tom Scholz… un altro dei miei perferiti è Trevor Rabin, ma ce ne sono talmente tanti…e comunque c’è sempre qualcosa da imparare da ognuno.

E’ stato difficile entrare nello stile del tuo predecessore?
Non molto, nel senso che on stage ho cercato sin dall’inizio di restare fedele al classico stile dei Nightranger e di non stravolgere il materiale, cercando di suonare nota per nota il più fedelmente possibile senza trascurare quello che era il “vissuto” della band in sede live, né tantomeno quello che la gente era abituata a sentire. Tieni presente che Jeff (Watson, ndr) e io abbiamo un approccio allo strumento molto simile, entrambi suoniamo una Les Paul e abbiamo molte influenze in comune… insomma, non ho imposto cose del tipo “questo è il mio materiale e suono quello che voglio”. Jeff era anche molto legato allo stile di Michael Schenker e a tecniche quali il legato, pull on style e simili…in generale in fans mi hanno accolto bene, così come la band; Brad in particolare si è adoperato molto per farmi sentire da subito un membro dei Nightranger!

Qual è il genere di musica che ascolti di solito?
Mi piace il rock classico e più in generale il rock in ogni sua accezione. Riesco a passare dal rock, all’hard rock, il metal, il rock dei sixties e quello dei seventies… senza disdegnare materiale più heavy come Pantera o Metallica…

E il disco dei Nightranger che preferisci?
Dei più recenti mi verrebbe da risponderti l’ultimo, che è anche l’unico in cui suono (ride) dei vecchi sicuramente “Midnight Madness”, il più classico, oppure il debut.

Come sta andando il tour europeo? State avendo un buon responso?
Sta andando tutto alla grande, fino ad ora il pubblico si è mostrato molto ricettivo; dei fans europei adoro il fatto che prendono la musica molto seriamente, mi è capitato un sacco di volte negli States di non poter suonare nuovo materiale perché tutti si ostinano a sentire solo il vecchio, mentre in Europa appena attacchi un pezzo nuovo tutti lo conoscono a menadito! Trovo che i fan europei siano musicalmente molto intelligenti. Ascoltano qualcosa per la prima volta e rispondono da subito in maniera emozionale.

Se vuoi aggiungere qualcosa, puoi farlo adesso!
Venite a vedere i Nightranger live! Ogni volta vi daremo un classico “good old fashioned american rock show”, vi daremo sempre il nostro meglio e tutta la nostra energia. Grazie a tutti i nostri fans!

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