“Volevo sperimentare e crescere, e così ho lasciato che i miei desideri mi guidassero… Tutti devono sapere che noi maturiamo, andiamo avanti ed abbiamo ancora molto da dire”. Sono parole di Kelly Keagy ma sintetizzano la filosofia che regola da sempre le scelte musicali non solo sue ma di ogni componente dei Night Ranger. Sarebbe stato quindi assurdo aspettarsi, a quasi dieci anni dall’ultimo disco pubblicato, un lavoro che suonasse come le ultime produzioni del gruppo e ancora più stupido credere di avere tra le mani un nuovo “Dawn Patrol” o “Seven Wishes”. “Hole In The Sun” da questo punto di vista non sorprende quindi più di tanto e, come ci aspettavamo, ci restituisce un gruppo voglioso di mettersi in discussione, combattivo, affiatato e capace di regalarci ancora ottime cose.

Le classiche componenti della musica dei Night Ranger sono tutte presenti: le belle melodie, i chorus, le armonizzazioni, la graffiante e a tratti straripante coppia Gillis/Watson (“Tell Your Vision”, “Drama Queen”, “Hole In The Sun”, “White Knuckle Ride”), le magnifiche ballad (“There Is Life”, “Being”). Se di primo acchito “Hole In The Sun” lascia un po’ interdetti, pur non dispiacendo, è dal secondo e terzo passaggio che si percepisce il suo reale valore, quando la modernità dei suoni e la scelta di certe soluzioni non è più così sorprendente e l’adattamento ad essi permette un’analisi più serena e meno impulsiva. Certo non siamo di fronte al disco del secolo o al top della loro produzione, ma nemmeno in presenza di quel disco deludente ed opaco che temevo di ritrovarmi dopo avere letto varie opinioni in rete: ascoltandolo con attenzione, mettendo da parte il ricordo di “You Can Still Rock In America” o “When You Close Your Eyes”, dandogli insomma le chance che merita ci si ritrova per le mani un disco coraggioso, dal sound “moderno”, piacevole ma non immediato, che vale i soldi investiti, perlomeno per i non nostalgici ad oltranza. Bentornati.

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