NECROMASS-Band-2013

Giudicare il platter di questa band storica, che ritorna sulle scene del black metal italico dopo quindici anni di assenza è molto impegnativo per non dire difficilissimo. Le radici Necromassiane si fondano sui principi ben precisi dell’occultismo e del satanismo vissuto  vero e proprio unito alla ricerca musicale, e i quindici anni di silenzio  dopo la pubblicazione di Abyss Call Life,  sono il risultato di un lavoro indubbiamente magistrale e potente, un disco studiato e costruito nei minimi dettagli.  Calico. Utero. Babalon. vale a dire l’utero che porta in grembo la Rinascita e Babalon la terra promessa, resta una delle uscite più importanti in assoluto sul mercato discografico del metal estremo italiano, in effetti se un anno dopo Abyss avrebbero pubblicato qualcosa, evidentemente si sarebbero sentiti rispondere:  “Che roba è questa? Tornatevene in studio e fate qualcosa di decente..” . Presto detto e fatto, i Necromass si sono chiusi in studio, decisi a realizzare concretamente la ricerca ossessiva del suono perfetto da incastrare con il tema che si adatta al loro inconfondibile stile.

Calico.Utero. Babalon. è una sorta di concept che si divide in due parti: una in inglese l’altra in latino. L’album analizzato in anteprima esclusiva, uscirà il prossimo 20 di luglio. Dieci sono le tracce che lo compongono e il prodotto nasce negli studi della Funeral Industries, già produttori dei blackster tedeschi Lost Life e dei celeberrimi norvegesi Torture Pulse e pubblicizzato dalla storica Eagle Booking, che rappresenta un ottimo punto di riferimento per molte band nostrane. L’album è un capolavoro per eccellenza di mixaggio dei suoni. L’idea di tenere alte le vibrazioni del basso è stata ben architettata in modo tale da mantenere i suoni ancora più cupi e per far sì che vengano utilizzati da riempimento. Il rito di Calico inizia con l’omonimo intro arpeggiato e lento, quasi una struggente ballad che si riallaccia immediatamente al secondo brano “Chapel Of Abomination” che esplode in un vero e proprio turbinio facendo a fettine l’anima e risucchiandola in un buco nero, riassumendo la volontà di carica vocale del cantante in ottima forma. Si procede con la terza traccia “Dawn Of Silver Star” fino al primo stacco del concept con il quarto brano la strumentale “Vacuum”.  Segue “Scarlet Void Of Lust” quarta traccia e il pezzo più lungo dell’intero album. Proseguendo fino al settimo brano “Beyond The Veil Of Shame And Glory” un pezzo interessante in quanto è totalmente strumentale, con alcuni accorgimenti progressivi dati dalle parti che restano in sottofondo per la voce recitante resa più metallica in contemporanea  compare un leggero momento di synth senza ombra di dubbio, utilizzato per riempire e ricamare direttamente sul brano che chiude la prima parte di concept in inglese. “Stellae Rubae” dal latino Stelle Rubate, apre la seconda parte dell’album e finalmente si iniziano a sentire gli assoli melodici, struggenti, che vi sono nel black ed eseguiti a regola d’arte con una pulizia estrema e potente. “Ad Luciferis Vim” è il brano che richiama le potenze luciferine al cospetto di una band che si consacra al volere oscuro del male perverso, agonizzante  e i riff continui degli assoli in contemporanea con la chitarra ritmica e il cambio repentino continuo del ritmo di batteria insieme con il basso, rendono in pieno tutto il malessere terreno, di cui si voglia liberare un’anima trafitta da mille controversie e forse l’unico sistema per stare bene è l’inferno stesso. Tutto corre, tutto scorre velocemente fino a rallentarsi completamente e iniziare ad intravedere la luce. Luciferis tradotto dal latino Lucifero di cui il significato letterale è Portatore di Luce, in quanto tale denominazione deriva dall’equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) eferre (portare), sul modello del corrispondente greco phosphoros (phos=luce, pherein=portare), e in ambito sia pagano che astrologico esso indica la cosiddetta stella del mattino, cioè il pianeta Venere che, mostrandosi all’aurora, è anche identificato con questo nome. Ecco che allora anche la traccia finale “Mather Triumphans” strumentale con un arpeggio quasi divinizzato si riallaccia alla potente “Ad Luciferis Vim” terminando così un viaggio ancestrale durato quindici anni.

Calico.Utero.Babalon. è un capolavoro di altissimo spessore, eccellenza musicale e ricerca spirituale personale del proprio essere, non divinizzato, ma semplicemente esorcizzato dalla voglia di poter realizzare il Sogno della Vita. Il concetto luciferino come per molti viene male interpretato, in realtà resta una componente essenziale per il benessere della band stessa e con questo album ne è la prova concreta.

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