Marco Castellese ed io intervistiamo via email i nostri amati Necrodeath, dispiaciutissimi di non averli potuti incontrare dal vivo in occasione del loro concerto a Busto Arsizio, location scelta all’ultimo momento.

Chi siete oggi a 40anni? come siete cambiati rispetto ai ragazzi di 20 anni fa?
FLEGIAS: L’approccio alla musica e al clima che ruota intorno ad essa penso sia rimasto immutato, forse c’è meno “istinto” e più razionalità. Viviamo in simbiosi con la nostra musica oggi come allora ma in maniera più disincantata e con un tocco di professionalità in più che accresce man mano che andiamo avanti. Venticinque anni di carriera ti insegnano a ponderare meglio le scelte e i confini da varcare. Ciò non toglie che quando saliamo sul palco abbiamo ancora la scarica di adrenalina di un adolescente al suo primo concerto. Per il resto è cambiato solo l’aspetto fisico, ma quando vediamo i mostri sacri del metal solcare i palchi e farli ancora tremare ci rincuoriamo nel constatare che ad ogni ruga in più significa un grado maggiore.

Come mai avete deciso per questo grande anniversario di pubblicare un disco tra l’altro molto bello di cover?
GL: “Old Skull” raccoglie alcune cover che fanno parte del nostro background musicale, vedi Venom, Slayer, Black Sabbath, Sodom ecc…quindi ci sembrava bello regalarci e regalare a chi ci segue un omaggio a quei gruppi che da sempre ci hanno ispirato, inoltre molte delle cover presenti le proponiamo durante i nostri concerti e quindi è stato anche interesante poterle registrare con i nostri arrangiamenti.

In 25 anni qual’ e’ stato il momento piu’ brutto e qual è il piu’ bello, che ha lasciato il segno sul gruppo?
FLEGIAS: Il momento più bello è stato senz’altro il periodo della reunion del 1998. Siamo ripartiti dalla cantina a spolverare gli strumenti, passando dalla trasferta svedese per l’album del ritorno, fino ad arrivare a calcare i più importanti palchi per la promozione live. Un bel ricordo, senza dubbio.
I momenti più brutti sono invece quando qualcuno si è dovuto allontanare dalla band. Nel corso della nostra carriera abbiamo dovuto salutare diversi compagni di percorso musicale decennale e questo è sempre un grande dispiacere perché quando entri a far parte dei Necrodeath, entri in una grande famiglia in cui si condivide tutto.

Qual’è album e la canzone piu’ rappresentativi per i Necrodeath in questi 25 anni? Il motivo?
PIER: Forse Mater tenebrarum, perché racchiude alcuni elementi particolari dello stile Necrodeath che hanno funzionato dagli inizi fino ad oggi. Pero’ quando suoniamo live ho sempre notato reazioni ultraentusiaste anche verso Hate and Scorn e Fragments of Insanity.

A distanza di 25 anni, oggi, a quale versione di“Mater Tenebrarum” vi sentite piu’ vicini?
PIER: Personalmente mi sento piu’ vicino alla 2010, ma è chiaro visto che sono membro ufficiale da pochi anni e in quest’ultima ho registrato le chitarre. Forse Peso o Flegias possono essre piu’ affezionati alla precedente, e quindi direi che l’idea di metterle entrambe nel disco sia stata la soluzione piu’ diplomatica…

Molte sono le collaborazioni in “Old Skull” di vecchi amici, quindi siete rimasti tutti in ottimi rapporti?
FLEGIAS: Senz’altro. Come ti accennavo prima, se hai fatto parte dei Necrodeath fai parte della nostra famiglia e poco importa se i tuoi impegni ti hanno allontanato da noi, lo spazio per una rimpatriata c’è sempre.
Così vale anche per i vecchi amici che hanno fatto un pezzo di storia con noi negli anni ’80, vedi Schizo e Bulldozer.

Perchè tanti cambi di formazione?
GL: seguire una band come i Necrodeath richiede un costante impegno e disponibilità, quindi non essendo noi i Metallica della situazione, molto spesso non tutti gli ex membri potevano gestire vita privata e vita on the road nel migliore dei modi e quindi a lungo andare le strade si sono divise. Detto ciò rimane comunque un legame con tutti gli ex componenti, lo testimonia il fatto che in “Old Skull” sono presenti Claudio, John e Andy, con i quali abbiamo mantenuto una bella amicizia.

Fin dagli inizi della vostra carriera avete lasciato il segno nel panorama italiano musicale e non solo con la vostra musica estrema fino ad allora sconosciuta nel territorio nazionale. Oggi a distanza di tanto tempo, possiamo dire che siete diventati “I padrini musicali”
in Italia di quel filone musicale che oggi ormai è diventata realta’? E se ci sono band emergenti che apprezzate in particolare?

FLEGIAS: Anche se non siamo proprio bravi a tessere le nostre lodi, direi che anagraficamente si può senz’altro affermare che siamo stati dei pionieri nel metal estremo (considerando anche la creatura precedente Ghostrider), senza però dimenticare i già citati Bulldozer e Schizo.
Tra le nuove leve ci sono una miriade di band validissime ma nella maggior parte dei casi non mi ricordo neppure il nome, un po’ perché sono neuro leso, un po’ perché purtroppo l’alto numero dell’offerta è decisamente superiore alla richiesta e dopo un po’ molte di queste bands scompaiono nel nulla a causa del supporto inesistente. Tutto questo è un vero peccato perché spesso siamo supportati da band veramente valide che meriterebbero molto di più.

Quali sono le prospettive future? come fare per incrementare i tour mondiali? cercare un nuovo management?
PIER: In questi due ultimi anni deo dire che il numero di date live è incrementato da solo, sia in Italia che all’estero. Questo perché ci siamo dati tanto da fare anche in studio. Old Skull è uscito a meno di un anno dal precedente Phylogenesis e nel frattempo abbiamo pubblicato una ristampa in vinile di Into the Macabre, come pure del primo demo Necrodeath The Shining Pentagram. Tutto questo ha contribuito molto ad accentuae l’interesse nei confronti della band e quindi ha fatto nascere tante richieste per concerti. AL momento questo rimane il metodo piu’ efficace e onesto.

Cos’è il metal oggi per Flegias, Pier e GL?
GL: il metal oggi? Penso che sia sempre lo stesso di 20 anni fa…solo che tutto risulta più caotico per via della congestione del mercato discografico che spesso non punta su band di qualità ma sul trend del momento. Comunque per chi sa scegliere ci sono ottimi nuovi gruppi che mantengono alta la bandiera della musica estrema. Ovviamente i suoni si evolvono, le contaminazioni creano nuovi “generi” ma l’importante è che arrivi all’ascoltatore il messaggio o l’emozione che l’artista vuole trasmettere attraverso la sua musica, questo è fondamentale per me e mi fa capire se una band è più o meno valida.
PIER: Si oggi il metal è decisamente caotico, come tutta la musica in gerale. A volte questo caos diventa antagonismo, nel senso che oggi tutti suonano e tutti vogliono promuovere il proprio gruppo , a volte diventa quasi una questione di principio e ci si dimentica del divertimento. Quando cominciai a suonare io la voglia di salire sui palchi e divertirmi era sempre la prima motivazione, e i risultati arrivavano di conseguenza, senza forzature o stress. Per fortuna sono rimasto di questa idea
FLEGIAS: Concordo pienamente con Pier. Il metal (o la musica a 360°) è soprattutto divertimento, ma anche una bella palestra di vita.

Onorato di queste risposte Vi ringrazio a nome della redazione per l’intervista. Le conclusioni a Voi.
FLEGIAS: Grazie a voi per lo spazio che ci avete concesso. Viviamo in un periodo di crisi musicale e andiamo avanti lo stesso, ma senza il supporto di tutti voi questo non avrebbe alcun senso. Invito tutti perciò a seguirci dal vivo e a comprare i nostri dischi per guadarvi un posticino all’inferno vicino a noi.
Forever in Hell.

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