Alla faccia della continuità e franchezza musicale, i Municipal Waste hanno scritto il quarto disco esattamente identico ai precedenti. E’ un male? Mah, direi assolutamente di no, visto che a parte il debutto un po’ immaturo e non all’altezza dei successivi, i quattro thrashers americani hanno sempre vinto e convinto. Perché quindi cambiare una formula che ha tanto appassionato gli amanti del revival thrashcore che sta imperversando sulla scena musicale? Ecco quindi fra le nostre mani “Massive Aggressive”, che mantiene alla perfezione le promesse bellicose del titolo.
Prima cosa a colpire è sicuramente la cover. Più sobria e meno “comica” rispetto al passato, è comunque disegnata dalla stessa persona, ma stavolta fa percepire un leggerissimo accantonamento di quell’aspetto goliardico da sempre trademark della band. Questo non significa un cambiamento radicale nell’economia né dei testi né della musica, ma quello che premeva di più ai musicisti stavolta, come hanno lasciato detto più volte in sede di intervista, era il fatto di concentrarsi più marcatamente sul songwriting. E si sente, visto che l’aspetto che più traspare dai solchi di questo nuovo dischetto è proprio la compattezza totale che c’è fra le varie tracce. Questo può essere forse uno svantaggio, visto che non ci sono veri e propri inni che spiccano sugli altri, com’era successo per le vecchie “Headbanger Face-Rip” o “Sadistic Magician”. Ma non mi sento assolutamente di affermare che questo aspetto vada ad inficiare il risultato finale comunque positivo di “Massive Aggressive”.
Il gruppo statunitense in questo nuovo lavoro dimostra a tutti di come sia riuscito a trovare un perfetto bilanciamento fra parti più thrash oriented ed altre più hardcore, con una buona maggioranza di queste ultime stavolta. Come succede spesso per molte altre formazioni l’opera in studio serve quasi sempre solo ad avere dei nuovi brani da proporre in sede live, visto che le assi del palco sono il vero e proprio pane quotidiano dei Municipal e di tutti i loro compagni di scorribande. Ovviamente però fa sempre piacere poter trovarsi magari in macchina, sparare a tutto volume uno dei loro full-length e ritrovarsi in mezzo al traffico a sbattere la testa di qua e di là come dei forsennati, con la gente nelle altre auto che osserva scandalizzata pensando di essere di fronte a dei pazzi scatenati.
Ma è proprio questo il bello dei nostri, cioè il fatto di divertire e divertirsi facendo ciò che piace. Magari con qualcosa di già sentito mille volte, magari con dischi sempre uguali, magari anche solo con una chitarra a forma di “M” ed un cantante animalesco che spara sul pubblico inni alcolici a non finire. Questo è quello che voglio dai Waste, e me lo hanno regalato un’altra volta. Non posso quindi fare altro che promuoverli ad occhi chiusi, tralasciando un’analisi più approfondita di canzoni, produzione e orpelli vari, ma godendomi ancora una volta quella sana e ritemprante mezz’oretta di thrashcore suonato a dovere, come si deve, e come gli anni 80 hanno insegnato.
Spero solo che durante il prossimo tour europeo a gennaio potrò colmare la mia grande lacuna di non averli ancora potuti apprezzare in sede live, pur sapendo bene che ogni loro show è sempre sudato e divertente al punto giusto. Thrash ’til die!

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