Direttamente dal canada (ultimamente fucina di ottime bands, primi tra tutti i Cryptopsy) arriva questo dischetto di tali Moonlyght. Dalla bio appare che il disco è gia uscito nel 2002, ma è stato ripreso da Escapi e ristampato “tout-court” con tanto di nuovo artwork, magari in prossimità di un nuovo full-lenght.
Nonostante il disco sia un debut denota una spiccatissima originalità e freschezza di composizione e, soprattutto, tecnica in grado di rivaleggiare (e surclassare tranquillamente…) molte uscite piu blasonate. Le coordinate stilistiche si muovono tra il black metal di stampo melodico e il folk, senza centellinare l’uso di strumenti “di maniera” quali fisarmonica, flauti e viole.

L’opener Fantasy, sicuro il pezzo migliore del disco, è di ottimo impatto stilistico, in cui ad accompagnare la parte di Sebastièn appare una cantante femminile, la cui voce ricorda molto Sharon dei Within temptation. Il pezzo si snoda tra i ritornelli melodici e “festosi” a accelerazioni in stile black degne di nota, il tutto in maniera molto naturale e mai forzata. Messa in pausa la seconda voce, i pezzi seguenti “The sceptic traveller’s”, “Riders of the storm” e “A tale from a fantastic kingdom” avanzano con uno stampo meno folkeggiante e piu “in your face”, arricchiti da passaggi veloci, harsh vocals e blast beat. I passaggi melodici non mancano, dosati con cura e inseriti in maniera intelligente, e soprattutto, suonati con gusto.
“The Autumn’s Freezing Harmony” invece è un’altro pezzo molto particolare. Riappare la seconda voce femminile, e spuntano fisarmoniche per arricchire l’arrangiamento, il tutto mescolato in maniera egregia, riprendendo maggiormente la vena folk delle composizioni, tra cui spicca un passaggio acustico di violini e pianoforte veramente bello. Veniamo quindi a “From Honour To Nothingness”, il penultimo del disco, e anche il piu corto. Nei suoi “soli” 4 minuti (gli altri brani si assestano minimo a 7″, è il brano incazzato e veloce che non poteva mancare. Qui le influenze estreme si sprecano, portando alla luce un ottimo brano, veloce ed accattivante. Chiude il lavoro la title-track “Progressive Darkness”, summa di tutte le coordinate stilistiche del lavoro, che nonostante i suoi 11 minuti è ben suonata e congeniata, senza rendersi mai noiosa, ascoltabile tutta d’un fiato.

Un debut con i controcazzi sperando che il prossimo album possa ripetere l’ottimo lavoro fatto come in questo caso. Ottima produzione, ottima tecnica e varietà di composizione, il talento e la classe ci sono, spero non vengano sprecate!

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